DAVID T. SUZUKI
L’Eredità,  la visione di un anziano per il nostro futuro sostenibile.

(estratti)
traduzione di Franca Bossalino

I parte (estratto)

Adesso che sono un settantenne, so di essere nell’ultima parte della mia vita- l’ho denominata ‘la Zona della Morte’ -e ogni giorno è un dono che deve essere festeggiato. La morte imminente è anche una potente motivazione per riflettere sulla vita, sui successi e sui fallimenti, sugli amori e sulle perdite, sulle gioie e le tragedie e sulla gente, sulle esperienze e gli eventi che mi hanno forgiato come sono- con i miei valori e le mie convinzioni.
Raggiunta la pensione, i professori dell’Università spesso si congedano con un’ultima lezione in cui ripercorrono la saggezza accumulata in una vita […]
Se io dovessi fare un’ultima lezione che cosa direi? Farei un tentativo di rispondere alle vecchie domande: di che si tratta? Che cosa ho imparato nell’arco della mia vita che vorrei tramandare?
Rifletterei anche sul modo  in cui noi, come specie, siamo arrivati dove siamo.
Siamo così abbagliati dalla nostra capacità di inventare che siamo accecati dalle conseguenze della tecnologia. Siamo diventati improvvisamente una delle forze più grandi del pianeta e abbiamo trascurato le prospettive tradizionali credendo che le cose più recenti siano le migliori.
Infine, lascerei la mia visione del mondo fondata su un’intera vita di esperienze, per un futuro possibile ricco di felicità e significato.
Solo confrontandoci con l’enormità e l’insostenibilità del nostro impatto sulla biosfera, saremo in grado di trovare strade alternative per vivere quanto più possibile seriamente. Essendo anziano, sono spinto da un senso di urgenza che deriva dal riconoscimento che la mia generazione ha prodotto i cambiamenti e creato i problemi che lasceremo in eredità ai nostri figli, ai nostri nipoti e a tutte le generazioni che seguiranno. E questo non è giusto, ma credo che non sia troppo tardi per cambiare strada […]
Durante tutta la storia della vita sulla Terra, gli organismi viventi hanno interagito con le proprietà chimiche e fisiche del pianeta, alterandole, erodendo le rocce e le montagne, generando il suolo, filtrando l’acqua come parte del ciclo idrologico, sequestrando il biossido di carbonio in forma di calcare, creando i combustibili fossili, eliminando il biossido di carbonio e aggiungendo ossigeno all’atmosfera. Ma per questi processi ci sono voluti milioni di anni e sono state coinvolte decine di migliaia di altre specie. Oggi, una sola specie- la nostra- da sola, ha alterato le proprietà biologiche, chimiche e fisiche del pianeta in un solo istante del tempo cosmico.
Siamo diventati una forza della natura, una super-specie¸e ciò è accaduto improvvisamente e a una velocità senza precedenti. Non molto tempo fa, gli uragani, i tornado, le alluvioni, la siccità, gli incendi delle foreste e perfino i terremoti e le esplosioni vulcaniche, erano accettati come ‘disastri naturali’ o ‘volontà divina’. Adesso, abbiamo raggiunto Dio e siamo abbastanza potenti per influenzare questi eventi.
Sebbene le nostre capacità creative abbiano portato a straordinarie tecnologie, sono state spesso accompagnate da costi che non si potevano prevedere poiché la nostra conoscenza del modo in cui funzionano gli ecosistemi era molto primitiva […]
Le nuove tecnologie scatenano delle perturbazioni che diventano una specie di esperimento all’interno della biosfera, come impareremo senza dubbio dagli organismi geneticamente modificati. Gli esseri umani sono diventati una forza così potente da alterare i sistemi che sostengono la vita del pianeta, ma la nostra ignoranza è enorme.

[…]In contrasto con il modo in cui vediamo quello che ci circonda, ogni aspetto del mondo naturale è interconnesso. Noi abbiamo frammentato il mondo in aree (o campi): l’economia, l’energia, la salute e l’ambiente, e le gestiamo separatamente. Ma il tipo di energia che usiamo ha enormi ripercussioni sull’aria, sull’acqua e sulla terra e queste, a loro volta, hanno un forte impatto sulla salute umana e dunque sull’economia.
La grande crisi dovuta al cambiamento climatico richiede un approccio radicalmente nuovo. Dobbiamo agire come specie per affrontare i problemi globali che trascendono i confini e dobbiamo riconoscere le regole e i limiti stabiliti dalla natura.
Dobbiamo anche agire secondo la tradizione migliore della nostra specie, cioè quella di usare la lungimiranza basata sulla nostra conoscenza ed esperienza. E oggi, questa capacità di guardare avanti è stata amplificata dal fatto che gli scienziati posseggono dei super computer e la comunicazione globale.

Nel 1992, 1700 scienziati autorevoli provenienti da 71 paesi, compresi 104 Premi Nobel, hanno firmato un documento dal titolo “Avvertimento degli scienziati del mondo per l’umanità”.
Le parole di apertura sono state una chiamata urgente all’azione: “Gli esseri umani e il mondo naturale stanno seguendo una rotta di collisione. Le attività umane infliggono un danno pesante e spesso irreversibile all’ambiente e alle risorse. Senza controllo, le nostre pratiche attuali mettono a serio rischio il futuro che desideriamo per la società umana …e possono alterare il mondo vivente che diventerà incapace di sostenere la vita come la conosciamo.
Sono necessari cambiamenti fondamentali se vogliamo evitare la collisione a cui ci porterà  la tendenza attuale…
Restano pochi decenni per non perdere l’opportunità di evitare tale catastrofe e le prospettive per il futuro dell’umanità saranno sempre più ridotte. Pertanto noi, membri anziani della comunità scientifica internazionale, mettiamo in guardia l’umanità su quello che l’aspetta.
E’ necessario un grande cambiamento per evitare una grande miseria umana e perché la nostra casa –il nostro pianeta- non venga mutilato in modo irreparabile.”

Questo è un documento terrificante, specialmente se consideriamo che scienziati così autorevoli non sono propensi a firmare dichiarazioni in cui si usano parole forti. Il fallimento della comunicazione, della politica e dell’economia nel rispondere a quell’avvertimento, significa che noi stiamo girando le spalle alla strategia di sopravvivenza della nostra specie: guardare avanti, identificare i pericoli e le opportunità e agire di conseguenza per evitare i pericoli e sfruttare le opportunità. La crisi è reale ed incombente […]

II  PARTE (estratto)

Cercare una nuova strada
Possiamo noi dominare il pensiero e l’energia per cambiare direzione e seguire una nuova strada? Non abbiamo scelta.
Il simbolo cinese della crisi è costituito da due parti: pericolo e opportunità.
Abbiamo parlato del pericolo. L’opportunità nasce dal riconoscere che non  possiamo continuare sulla stessa strada che ci ha portato fin qui e che ci sono numerose alternative al nostro attuale modo di fare le cose.

L’Economia e le leggi della Natura
La sfida adesso è quella di fare le cose giuste. Viviamo in un mondo costretto dalle leggi fondamentali della fisica e della biologia. Siamo limitati dalla gravità e dalla velocità della luce, il che significa che non possiamo galleggiare in dispositivi anti-gravità o viaggiare nell’Universo a una velocità superiore a quella della luce. La prima e la seconda legge della termodinamica ci dicono che, mentre l’energia esiste in stati differenti (calore, luce, chimica, elettricità), la materia e l’energia non possono essere né create, né distrutte. Mentre l’energia si trasforma da uno stato a un altro, bisogna aggiungere più energia, perché il processo continui. Non esiste una macchina dal moto perpetuo.
In quanto creature biologiche, abbiamo delle richieste assolute da fare alla natura. Se ci manca l’aria per pochi muniti o l’acqua per pochi giorni o il cibo per poche settimane, noi moriamo. Contaminati dalle sostanze chimiche tossiche, quegli stessi elementi che sostengono la vita, ci fanno ammalare e anche morire. Ogni singolo bit di energia nei nostri corpi è generata dalla fotosintesi. Queste sono le realtà immutabili che definiscono il nostro carattere biologico.
Manager e politici mi dicono che debbo essere realista: l’economia –affermano- è tutto. Sembrano dimenticare che l’economia e l’ecologia si basano tutte e due sulla parola greca oikos che significa casa, dimora.
L’ecologia è lo studio dell’oikos, mentre l’economia è la gestione dell’oikos.
Gli ecologi cercano di definire le condizioni, le leggi e i principi che consentono alla vita di sopravvivere e prosperare. Mettendo l’economia al di sopra dei principi ecologici, presumiamo di essere immuni dalle leggi della natura. Ma dal momento che per i nostri fondamentali bisogni per la sopravvivenza dipendiamo dalla biosfera, mettere questa entità di nostra invenzione- l’economia- al di sopra della realtà, è suicida. E per peggiorare le cose, il costrutto economico che adesso abbiamo globalizzato è fondamentalmente fallito, per cui, anche se fosse compreso nell’ecologia, sarebbe sempre un costrutto distruttivo[…]

“L’economia è l’insieme delle norme e dei modi di  gestire la dimora mentre l’ecologia è la ragione di tutto, il  principio fondamentale, lo spirito. Di solito, il logos determina il nomos, ma nel XX secolo non è stato così.” Susan Gorge, economista politico.

La realtà è che ogni ecosistema fornisce i ‘servizi’ che mantengono le condizioni necessarie a tutta la vita. Le foreste immagazzinano e distribuiscono enormi quantità di acqua e con ciò regolano il clima: eliminano il biossido di carbonio dall’aria e generano ossigeno attraverso la fotosintesi, impediscono l’erosione e costituiscono degli habitat essenziali a innumerevoli altre specie. Tali “servizi degli ecosistemi” non hanno prezzo, perché mantengono il pianeta in buona salute. Eppure, l’economia convenzionale li ignora in quanto ‘esternalità’.

“Non è Cristo ad essere crocifisso oggi, è l’albero stesso sacrificato in nome dell’avidità e della stupidità. Soltanto un imbecille suicida, in un mondo che sta già soffocando- distruggerebbe il migliore impianto di aria condizionata che la creazione si può permettere…” John Fowles, scrittore.

Per gli animali terrestri come noi, uno dei servizi più importanti della natura è l’impollinazione delle piante in fiore. Insetti, piccoli mammiferi come pipistrelli e topi, gli uccelli, il vento etc. hanno un ruolo importante nel modo in cui le piante scambiano il materiale genetico e si riproducono. Quando gli apicoltori si accorsero della misteriosa sparizione di innumerevoli alveari a causa di quella che è stata definita ‘sindrome dello spopolamento’ ho sentito un brivido di terrore. Se scompaiono i maggiori impollinatori come le api, gran parte degli ecosistemi della Terra collasserà. I servizi forniti dalla natura dovrebbero essere la cosa più importante per il nostro interesse, perché consentono agli animali come noi di sopravvivere e prosperare, ma questi vengono ignorati dagli economisti convenzionali.
Le nostre vite dipendono totalmente dall’aria pulita, dall’acqua pulita, dal suolo pulito, dall’energia pulita e dalla bio-diversità e senza queste noi ci ammaliamo e moriamo. Nonostante ciò, l’economia è costruita sull’estrazione dei materiali grezzi dalla biosfera e sulla immissione dei rifiuti nella stessa, senza tener conto di quei servizi. Non tener conto della Natura e dei suoi servizi è- in ultima analisi- un suicidio, eppure, è esattamente quello che fa l’economia convenzionale (La tragedia –e l’opportunità- sta nel fatto che, se si opera in modo adeguato, molte risorse rinnovabili possono essere accumulate indefinitamente).

“Come sarebbe se la nostra economia fosse organizzata non sulla astrazione priva di vita dell’economia neo-classica e sulla contabilità, ma sulle realtà biologiche della natura?” Paul Hawken, ambientalista e scrittore.

Da una economia di guerra a una economia di pace
[…]
Gli economisti credono che l’inventiva e la produttività umana siano il cuore dell’economia […]
E poiché l’immaginazione umana e la creatività sono illimitate, gli economisti credono che non ci siano ostacoli a una espansione costante dell’economia. Così la crescita economica è diventata il barometro del successo politico ed economico.[…] Altri esprimono un punto di vista differente. Il fisico Albert Bartlett mette in evidenza la realtà: “In tutti i sistemi la crescita è un fenomeno a breve termine, e afferma che non possiamo ignorare la certezza matematica che una crescita inarrestabile sia impossibile.
Chiedete a qualunque politico o dirigente aziendale quali sono stati i risultati che lui o lei, il governo o l’economia hanno ottenuto l’anno scorso e ci sono buone probabilità che la loro risposta sarà basata sulla crescita del mercato azionario, del profitto o del PIL.

“ Questa ossessione per la massimizzazione dei profitti degli azionisti deve essere considerata abusiva, pericolosa e come una delle  situazioni più terrificanti del pianeta, poiché è foriera di comportamenti criminali.” Anita Roddick, fondatrice di The Body Shop.

Di per sé la crescita è niente. Descrive semplicemente lo stato di un sistema. L’obiettivo o lo scopo di una economia non può essere la crescita, ma piuttosto il contesto in cui è avvenuta, cioè che cosa l’ha provocata, per quale obiettivo la crescita dell’economia viene usata, qual è l’impatto di  quella crescita sulle persone e sugli ecosistemi;questo è quello che importa veramente.
Per esempio, il nostro corpo richiede una produzione costante di cellule sanguigne che rimpiazzino quelle che muoiono. Ma una crescita incontrollata in qualunque parte del corpo, perfino nelle cellule del sangue, è, naturalmente, cancerosa ed è impossibile sostenerla nel corpo umano o in qualunque sistema all’interno della biosfera.
Concentrandosi sulla crescita, non ci  facciamo le domande più importanti, come: “Quanto è abbastanza? Quali sono i limiti? Siamo forse più felici grazie a tutta questa crescita? Qual è lo scopo dell’economia?

Il fallimento del PIL
Una economia deve esistere per migliorare la qualità della vita. Quando la crescita diventa l’obiettivo di una economia, gli strumenti sviluppati per misurare il successo si basano sulla misura della crescita. Ma oggi il principale strumento di misura, il PIL, è semplicemente una somma della spesa nazionale, senza distinzione fra le transazioni che aumentano il benessere e quelle che lo riducono. Il risultato è che ogni volta che c’è un incidente di macchina e che qualcuno muore o viene ferito, il PIL sale perché servono ambulanze, dottori, bare, avvocati e così via; se abitate in un quartiere dove la criminalità sta aumentando, dovete farvi un’assicurazione più alta, dovete comprare lucchetti per le porte e le finestre, mettere l’allarme, comprare armi per la difesa personale, e così via, e tutto ciò fa aumentare il PIL, ma è chiaro che la qualità della vita non migliora.
Il PIL rafforza quello che sappiamo intuitivamente e cioè che un numero sempre maggiore di noi sta lavorando più a lungo e più faticosamente senza che la qualità della nostra vita migliori, senza che aumenti il tempo libero da dedicare ai nostri figli, ai nostri hobby e alla comunità.
Nei paesi industrializzati la gente trascura spesso le preoccupazioni riguardo al degrado sociale e ambientale causate dallo sviluppo, dicendo “Questo è il prezzo del progresso”. Ma, è progresso creare tecnologie per gli usi umani che indeboliscono le condizioni della biosfera che ci mantengono in vita?
E’ progresso consumare quella che dovrebbe essere la legittima eredità dei nostri figli o lasciarli a combattere i problemi che noi abbiamo creato?

“Dobbiamo convincere gli uomini di ogni generazione, che siamo passeggeri su questo pianeta. Che il pianeta non è di nostra proprietà. Non abbiamo il diritto di condannare le generazioni che non sono ancora nate. Non abbiamo il diritto di cancellare il passato dell’umanità né di  offuscarne il futuro.” Bernard Lown, fisico.

Per la maggior parte della nostra esistenza siamo stati consapevoli della nostra profonda connessione con la natura, e della dipendenza –per la nostra sopravvivenza- dalla sua generosità. Sapevamo che tutte le cose del mondo erano connesse e che quello che facevamo aveva delle ripercussioni e che perciò ogni nostra azione doveva essere intrapresa in modo responsabile.
La Natura era la nostra pietra di paragone, il nostro riferimento, e imponeva il modo di interagire con essa.
Ma quando l’economia e la politica hanno cominciato a dominare le nostre decisioni e le nostre azioni abbiamo perso il senso del nostro posto nel mondo e il nostro rispetto per la natura. Abbiamo bisogno di una nuova relazione con il pianeta, cioè, in realtà, abbiamo bisogno della conoscenza antica.

I Limiti del riduzionismo
La stessa scienza deve essere biasimata per la perdita di venerazione e rispetto verso la natura. Personalmente, mi appassionai alla scienza perché fui affascinato dalla bellezza della natura. Paul Ehrlich, si appassionò alla biologia perché fu attratto dal fascino delle farfalle e Ed Wilson si appassionò all’ecologia perché fu affascinato dai rettili.
Perciò sembra strano che, mentre il mistero, la meraviglia, la venerazione hanno impregnato la nostra visione del mondo portando molti di noi nell’area della scienza, quando scriviamo i nostri  rapporti, omettiamo qualunque traccia di passione ed emozione in nome dell’obiettività.
Dunque, è più importante che mai conservare quei sentimenti quando affrontiamo il mondo naturale alla ricerca di un modo per riparare i danni delle distruzioni che abbiamo causato all’interno della biosfera e che hanno reso il mondo un luogo più difficile per la nostra sopravvivenza. […]
Ma la scienza, questa meravigliosa conquista del cervello umano, ha cancellato la meraviglia e la venerazione, il senso del sacro o del profano, quando si concentra sulle parti della natura: una metodologia potente chiamata riduzionismo.
Questo approccio presume che il cosmo funzioni come una immensa macchina, ‘un meccanismo ad orologeria’ i cui segreti possono essere rivelati esaminando le parti e poi rimettendo insieme i pezzi.
Ma, concentrandosi sulle parti, perdiamo completamente il senso del tutto e oggi sappiamo che l’intero è più grande della somma delle sue parti. E questo perché quando si rimettono insieme, i pezzi interagiscono e dalle interazioni emergono delle proprietà che non possono essere previste dalle caratteristiche delle singole parti […].
Mi accorsi delle limitazioni del riduzionismo nel 1962, quando lessi il libro di Rachel Carson The Silent Spring” che esaminava le ramificazioni ecologiche del DDT e di altri pesticidi e che stimolò il movimento ambientalista globale.
Il suo libro mi ha insegnato che concentrandoci sulle parti della natura, esaminandole in condizioni controllate nelle provette e nelle incubatrici, noi studiamo gli artefatti, semplificazioni grottesche del mondo reale, astratte dal contesto del clima e delle stagioni, prive di  variazioni della temperatura, dell’umidità e della luce.
Prima di leggere Silent Spring pensavo che i miei esperimenti fossero delle repliche in miniatura del mondo reale. Dopo, ho scoperto che mentre studiare le singole parti della natura, in condizioni controllate, può aiutare a fare straordinari approfondimenti, dobbiamo essere molto attenti ad estendere le conclusioni di tali esperimenti al mondo reale.
Stimolati da Silent Spring ci siamo resi conto delle conseguenze delle portentose tecnologie e dei danni provocati alla natura: la scomparsa delle foreste, l’inquinamento, l’estinzione delle specie.
Gli ambientalisti sono stati ispirati a proteggere le specie a rischio, a lottare per fermare l’inquinamento e la deforestazione- a considerare i sintomi, invece che le cause della nostra capacità distruttiva.[…]

Lavorare insieme.
Dobbiamo unirci per gestire la crisi che stiamo affrontando.
Negli anni 50 sono stato testimone di una importante risposta alla crisi. Nell’ottobre del 1957, l’Unione Sovietica elettrizzò il mondo annunciando di aver lanciato lo Sputnik in orbita intorno al pianeta. Gli USA si mobilitarono per stare al passo con l’Unione Sovietica. Nel 1961 Kennedy annunciò il progetto americano che avrebbe portato al primo atterraggio sulla Luna. Alcuni decenni dopo gli USA raccolsero enormi benefici inaspettati. Quel progetto e quello sforzo portarono ai telefoni cellulari, alle stazioni satellitari, ai canali con le notizie dal mondo, ai GPS. Tutto ciò accadde perché gli USA affrontarono  frontalmente la sfida della supremazia lanciata dai sovietici e si impegnarono a investire tutte le risorse per raggiungerli e superarli.

“Finchè uno non si impegna, c’è l’esitazione, l’opportunità di ritirarsi… Nel momento in cui uno decide di impegnarsi, allora arriva anche la Provvidenza. Accade ogni genere di cose che altrimenti non potrebbero accadere… Qualunque cosa possiate fare o sognare, potete iniziarla.
Nell’audacia c’è il genio, il potere e la magia. Cominciate adesso”
. Wolfgang Goethe, scrittore.

Questo è quello che serve adesso per affrontare le immense sfide ecologiche: unirsi per un obiettivo comune e impegnarsi a raggiungerlo.
E se lo facciamo, possiamo essere certi che ci saranno enormi benefici inaspettati.

Una visione per il futuro
“La terra che abbiamo in affidamento è la nostra ricchezza. E’ l’unica ricchezza che possiamo trasmettere ai nostri figli…senza la nostra terra natale diventiamo veramente poveri.” Annette Helmer, anziana Inuit

Le popolazioni aborigene, in qualunque parte del mondo si trovino, parlano della Terra come della loro Madre e dicono che noi siamo costituiti di quattro elementi sacri: terra-aria-fuoco-acqua.
Noi abbiamo posto il problema in modo scorretto. Abbiamo fatto pressione sulle istituzioni e sulle leggi per regolamentare la nostra interazione con l’ambiente, quando, in realtà, non c’è un ambiente ‘là fuori’, separato da noi; dobbiamo renderci conto che noi siamo l’ambiente.
La scienza oggi, rafforza questa antica convinzione: qualunque cosa noi facciamo all’ambiente, la facciamo direttamente a noi stessi.
La crisi ‘ambientale’ è una crisi ‘umana’; noi siamo il centro di questa crisi, essendo contemporaneamente la causa e le vittime.

Il cambiamento di prospettiva
Proviamo a vedere il mondo con occhi differenti. Di che cosa abbiamo davvero bisogno per vivere una vita piena, ricca e sana? Non siamo separati dal resto della natura ma siamo profondamente inseriti e totalmente dipendenti dalla generosità della biosfera[…]

Aria
L’aria è più che una componente fisica della Terra, è un elemento sacro che dà la vita a tutti gli organismi, connettendo tutta la vita in un’unica matrice e unendo passato, presente e futuro in una singola entità fluente in movimento. Il nostro grande vanto è il possesso dell’intelligenza, ma quali creature intelligenti, conoscendo il ruolo cruciale dell’aria per tutta la vita esistente sulla Terra, vi scaricherebbe deliberatamente sostanze tossiche?
Noi siamo aria e qualunque cosa facciamo all’aria, la facciamo a noi stessi. E la stessa cosa vale anche per gli altri elementi sacri.

Acqua
Un visitatore proveniente da un’altra galassia, sicuramente chiamerebbe il nostro pianeta Acqua, non Terra. Il 71% della superficie del pianeta è coperta dagli oceani. Se il globo fosse una sfera perfettamente liscia, l’acqua lo coprirebbe fino a una profondità di 2.7 km. L’aria è piena di vapore acqueo che si condensa in nuvole. Al di sopra della grande foresta pluviale dell’Amazzonia, gli alberi assorbono l’acqua dal terreno e la ri-immettono per traspirazione   verso l’alto, dove fluisce in grandi fiumi di vapore diretti alle Ande. Ogni individuo del mondo è costituito di acqua per il 60% del suo peso. Noi siamo fondamentalmente gocce d’acqua mescolate a una  sufficiente quantità di materia organica addensante che ci impedisce di sgocciolare sul terreno.
Il ciclo idrologico di evaporazione, condensazione e pioggia, assicura che l’acqua si distribuisca intorno al pianeta. Noi facciamo parte del processo idrologico. Qualunque cosa beviamo, contiene molecole di acqua che evaporano dalle chiome di tutte le foreste del mondo, da tutti gli oceani e da tutte le pianure.
Ancora una volta, diciamo di essere intelligenti, ma quale creatura intelligente, sapendo che l’acqua è un elemento sacro che dona la vita,  la userebbe come una discarica di materiale tossico? Noi siamo acqua e qualunque cosa facciamo all’acqua, la facciamo a noi stessi.

Terra
Il suolo è vivo, è creato dalla vita e sostiene una straordinaria gamma di organismi.
L’analisi microscopica del suolo svela un mondo in cui, duro e morbido, liquido e gassoso, si combinano in un’alchimia della vita in cui organico e inorganico, animale, vegetale e minerale interagiscono tra loro. La morte si trasforma in vita, la quale, a sua volta, produce altra vita; ogni centimetro cubo di suolo, pullula di miliardi di micro-organismi. Il suolo varia enormemente nel mondo, sia sotto l’aspetto biologico che inorganico ma, in generale, circa il 45%  è costituito di minerali, il 25% di acqua, e soltanto il 5% del volume è costituito di materia organica, viva o morta.
Azoto, acqua e carbonio, circolano attraverso le comunità di organismi che popolano il suolo, nello strato superficiale spesso da 5 a 10 centimetri. Un singolo grammo di suolo, nella zona delle radici delle piante, può contenere un miliardo di batteri che comprende -secondo alcuni esperti- decine di migliaia di specie, tra le quali ci sono  2 o 3 milioni di specie di batteri e 1 milione e mezzo di funghi, di cui solo il 2-5% è stato descritto e nominato. Poi ci sono le creature più grandi, come i vermi, le formiche, le termiti, i millepiedi, gli scarafaggi e le larve degli insetti.
Ogni pezzetto del cibo che mangiamo, una volta era vivo, e la maggior parte proviene dal suolo. Noi mangiamo gli  animali e le piante, e li incorporiamo nella nostra essenza.
Noi siamo terra. Diciamo di essere intelligenti, ma quale creatura intelligente, conoscendo il ruolo che ha la terra nel costruire anche i nostri corpi, la userebbe come discarica dei nostri rifiuti e dei materiali tossici? Noi siamo terra. E qualunque cosa facciamo alla terra, la facciamo a noi stessi.

Fuoco
Come tutti gli altri animali, abbiamo bisogno di energia per muoverci, crescere e riprodurci e ogni particella di energia nel nostro corpo è la luce del sole trasformata dalla fotosintesi delle piante in energia chimica che può essere immagazzinata e usata quando serve. Noi acquisiamo quella energia mangiando animali e piante e poi la immagazziniamo nei nostri corpi. 
E tutto il combustibile che bruciamo (tranne  il nucleare) da quello fossile alla torba, al legno, allo sterco è prodotto dall’attività fotosintetica. Quando ci serve l’energia, bruciamo le molecole, liberando l’energia del sole per usarla nei nostri corpi. Siamo tutti ‘solari’.

La Biodiversità
E’ la rete delle cose viventi- infine- che gli scienziati chiamano biodiversità- che provvede ai  bisogni fondamentali di tutti gli esseri viventi: un’atmosfera ricca di ossigeno; un’acqua depurata dei materiali tossici; piante, animali e micro-organismi e anche il suolo che li sostiene insieme a tutto il combustibile che bruciamo, allo stesso ossigeno che serve per fare il fuoco.
Perciò la biodiversità, la rete della vita stessa, dovrebbe essere considerata un elemento sacro oltre ai 4 elementi.
Il Progetto del Genoma Umano, la grande conquista tecnologica che ha decifrato la sequenza dei 3 miliardi di caratteri del DNA umano, ha rivelato il dato più clamoroso: il 99% dei nostri geni è identico ai geni delle grandi scimmie. Sono loro i nostri parenti più stretti. Inoltre, migliaia di geni delle nostre cellule sono identici a quelli dei cani e dei gatti, degli uccelli, dei pesci, degli insetti e degli alberi. Tutta la vita sulla Terra fa parte della stessa famiglia. E con un atto di generosità i nostri parenti hanno creato i 4 elementi per noi.[…]

 
Ri-immaginare il nostro mondo
La sfida più grande che l’umanità ha di fronte nel configurare un futuro  migliore è ri-immaginare il modo in cui percepiamo il mondo, il nostro posto al suo interno e le nostre priorità più alte.
Creando una visione di quello che deve essere, determiniamo il modo in cui agiamo. Non c’è nessuna arma che possa risolvere i nostri problemi.
Il cambiamento comincia in ciascuno di noi, poi, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, nel nostro paese e nel mondo […]
Il grande vantaggio della nostra evoluzione è stata la capacità di volgere il nostro sguardo in alto e guardare avanti per immaginare come poteva essere il mondo e poi fare le scelte migliori per inseguire quella visione.
Alziamo gli occhi oltre l’orizzonte convenzionale di un anno e domandiamoci “Che genere di mondo ci piacerebbe avere nell’arco di una generazione?”

Che ne direste di un mondo in cui l’aria fosse pulita e i bambini non soffrissero più di asma?  Io posso immaginare un mondo coperto di foreste che possono continuare ad essere tagliate perché lo si fa in modo appropriato, secondo i principi della gestione degli ecosistemi, in cui le regole sono stabilite dalla natura e dall’ecologia.
Quando ero bambino bevevamo l’acqua da qualunque fiume e lago- che ne direste di porci questo obiettivo? Pescavamo il pesce e lo mangiavamo senza doverci preoccupare di quali sostanze chimiche ci potevano essere. Questo è un obiettivo raggiungibile.
Immagino un futuro in cui le città siano veramente adattate al clima, al paesaggio circostante, alla vita naturale e ai ritmi naturali delle stagioni; dove ogni edificio catturi la luce del sole e l’acqua che cade dal cielo, dove il cibo venga coltivato sui tetti, dove le strade siano permeabili e consentano all’acqua di ritornare alla terra,  invece di scorrere nei canali di scolo e nelle fognature, dove un  giardino diventi un paesaggio e non una monocultura di erba e dove, in ogni cortile di scuola, le farfalle svolazzino attraversando i giardini.
Immagino una città in cui le automobili servano raramente, perché tutte le attività hanno luogo nelle strade del quartiere in cui 
si abita, si lavora e si gode del tempo libero. Quando guardiamo avanti e sogniamo un futuro che tutti desideriamo, la gente con cui ne ho parlato mi ha sempre detto: “Certo, sarebbe meraviglioso. Nessuno sarebbe contrario”. Quindi, possiamo cominciare insieme, e adesso che abbiamo un obiettivo, sappiamo dove vogliamo andare.  Se ci poniamo obiettivi concreti da raggiungere anno dopo anno, credo che possiamo raggiungere quella che abbiamo chiamato “ la sostenibilità nell’arco di una generazione”.
Gli economisti dicono che non possiamo ri-direzionare il nostro sistema economico per incorporare il tipo di valori che sostiene la gente come me; che “non è realistico” guardare a un futuro radicalmente diverso, che l’economia costituisce il fondamento che impone, a ciascun individuo e a qualunque cosa, di capitolare.[…]

La biosfera è la nostra casa. Tutte le altre specie viventi  non sono risorse, opportunità o beni; sono nostri parenti, e in un atto di generosità provvedono ai nostri bisogni fondamentali e contemporaneamente ci fanno compagnia ed arricchiscono le nostre vite con la bellezza, il mistero e la meraviglia.
Dobbiamo vedere il mondo attraverso nuovi occhi, perchè il modo in cui vediamo il mondo influenza il modo in cui lo trattiamo. […]
Noi siamo la più recente forma di vita comparsa sul pianeta, una specie giovane, ma molto precoce nell’individuare il suo posto nel cosmo e nel sognare un mondo ancora da venire.
Credo che siamo capaci di cose ancora più grandi, di riscoprire la nostra casa, di cercare modi per vivere in equilibrio con gli elementi sacri e di creare un futuro pieno di gioia e di significato, che sono la nostra vera ricchezza […]
Tutto quello che serve è l’immaginazione per sognarlo e la volontà per farlo diventare realtà.

video della conferenza al Perth Convention Centre





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