AIA Education: Che cosa si deve fare?
Conferenza sulla Sostenibilità in Architettura e nell’Educazione Superiore.

La sostenibilità è un’etica, come l’eccellenza del progetto.

Selezione dei testi inviati al Cal State Pomona il 27 Febbraio 2007. Ciascuno affronta la sostenibilità in architettura e il curriculum architettonico del XXI secolo, rispondendo alla domanda: “Che cosa si deve fare?”
traduzione di Franca Bossalino


Bruce E. Blackmer
, FAIA
NAC Architecture


Ho certamente delle opinioni sull’argomento, ma sono qui principalmente per imparare ed essere influenzato da ciascuno di voi, perciò prendete i miei commenti per quello che sono: prospettive che riflettono il mio pensiero prima di venire educato da voi.
Non dobbiamo essere tanto arroganti o ingenui da pensare di poter fermare il riscaldamento globale. Il pendolo del cambiamento climatico si muoverà dall’età glaciale al riscaldamento e indietro di nuovo. Il genere umano per ignoranza e necessità ha aumentato l’ampiezza del movimento del pendolo, invece che diminuirla.
Perciò che cosa possiamo fare? Possiamo concentrarci su due cose:
-possiamo ridurre l’ampiezza del movimento del pendolo mitigando le azioni dannose e riducendo l’uso delle tecniche che abbiamo impiegato nel passato- ancora e troppo spesso in uso- che contribuiscono all’accellerazione del riscaldamento globale;
-possiamo prepararci all’adattamento in un mondo che farà esperienza degli impatti del riscaldamento globale.
Non mi è mai piaciuta particolarmente la parola ‘sostenibilità’: più che di sostegno, abbiamo bisogno di prosperare. Dobbiamo integrare di più la conoscenza e la disciplina dell’ecologia nel processo di progettazione dell’ambiente costruito.

Il LEED è stato uno strumento utile ma… in fondo, quando misuriamo il successo non c’è bisogno di mettere tutte le nostre ‘uova’ nel ‘cestino’ secondo le normative… l’approccio normativo, costituisce un primo passo importante ed efficace , tuttavia, alla fine può diventare un ostacolo al raggiungimento delle prestazioni reali che dobbiamo perseguire. Personalmente, ho testimoniato a favore dell’introduzione del LEED come riferimento normativo per il progetto delle strutture pubbliche nello Stato di Washington. E’ uno strumento efficace per fare significativi passi in avanti nella riduzione dei gas serra. Ma, in fondo, è uno strumento normativo basato sul consenso che può solo farci ottenere risultati modesti. Per raggiungere livelli consistenti delle nostre azioni orientate verso l’azzeramento del consumo di combustibili fossili, è necessario passare alla misurazione delle prestazioni basate sulla ricerca che sono unicamente sintonizzate sulla specificità climatica ed ecologica di ogni micro-ambiente in cui lavoriamo.

Che cosa significa questo per l’educazione in Architettura?
I) Per ridurre l’ampiezza del pendolo del riscaldamento globale:
1- Dobbiamo conoscere precisamente qual’ é l’ impatto sull’ambiente derivante dalla nostra attività progettuale e costruttiva.
2- Abbiamo bisogno di una ricerca approfondita e in collaborazione con le scienze della biologia e dell’ecologia, per capire come sintonizzare i nostri interventi architettonici con i micro-cosmi unici del sito, del clima e dell’ambiente.
3- Dobbiamo passare dagli approcci alle sfide ambientali di tipo normativo, a una conoscenza quantificabile basata sulla prestazione.
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II) Per prepararci all’adattamento della civiltà all’altalena del pendolo climatico:
1-Dobbiamo migliorare la conoscenza delle strategie della pianificazione urbana e regionale che spostano gli investimenti, lontano dai siti vulnerabili e verso le località che possono adattarsi alle conseguenze, prevedibili e imprevedibili, del riscaldamento globale;
2-Dobbiamo capire come progettare meglio per contrastare le catastrofi provocate dal clima e da altre forze distruttive;
3-Dobbiamo capire come diventare il punto di riferimento nell’affrontare la distruzione che può seguire agli eventi catastrofici.
4-Infine, per affrontare il futuro della nostra Terra nei nostri curricula, non dobbiamo soccombere alla tentazione di inculcare risposte che derivano dalla saggezza convenzionale e dagli strumenti normativi ma, piuttosto, dobbiamo radicare in essi i principi fondamentali e ispirare la ricerca di una conoscenza più profonda necessaria ad affrontare le sfide del cambiamento globale come parte del nostro compito educativo.


Thomas Fisher, AIA
University of Minnesota


1-Per portare l’attenzione delle facoltà sulla sostenibilità nel curriculum si debbono raccogliere informazioni sulle scuole come parte delle procedure di accreditamento o di valutazione.
Le informazioni includono:
-corsi trans-disciplinari sulla sostenibilità
-corsi richiesti sulla sostenibilità
-orsi opzionali sulla sostenibilità
-laboratori focalizzati sulla sostenibilità
-coinvolgimento della facoltà in AIA-COTE, LEED etc
-edifici della facoltà con certificazione LEED
-attività ambientali in facoltà
-esistenza di edifici verdi nel campus .
-lauree in sostenibilità Master e Dottorati.
-conferenze sulla sostenibilità negli ultimi cinque anni.
-lezioni sulla sostenibilità

2-Le scuole debbono fare pressione sulle loro istituzioni e sulle regioni affinché si preparino alle drammatiche riduzioni dei gas serra che saranno richieste nei prossimi dieci anni.

3-Dobbiamo insegnare agli studenti e imparare noi stessi, in che modo progettare un ambiente costruito più flessibile. La nostra attenzione è rivolta troppo all’efficienza piuttosto che alla flessibilità, nonostante quest’ultima possa essere più importante di fronte a un cambiamento improvviso e distruttivo.
L’ecologo Crawford Holling ha dimostrato come la natura funzioni in cicli di adattamento:
• L’aumento di efficienza e connessione porta a una minore flessibilità negli ecosistemi, rendendo impossibile l’adattamento a cambiamenti improvvisi.
• Se sono meno efficienti e meno connessi, potrebbero collassare ma, essendo più flessibili, il ciclo ricomincia.

4-Dobbiamo concentrarci di più sul modo in cui ci adatteremo al cambiamento catastrofico e meno sui progressi incrementali. Oggi esistono alcuni detonatori per un collasso globale:
• Il caos nel Medio Oriente combinato che un rapido aumento nella domanda di petrolio, mentre le riserve diminuiscono.
• La crescita esponenziale della popolazione umana combinata con la possibilità di pandemie globali
• Le tempeste sempre più frequenti di proporzioni sempre maggiori e l’aumento del livello dei mari combinate con l’aumento della popolazione che vive nelle aree vulnerabili.
• La rapida estinzione delle specie combinate con la nostra dipendenza da quattro impianti per la maggior parte dei nostri alimenti.
• Tutto ciò è probabile che avvenga nei prossimi dieci anni e gli architetti debbono aiutare sia i loro committenti che le comunità a prepararsi.

5-Dobbiamo immaginare una nuova forma della nostra professione e un nuovo modo di preparare i nostri studenti, basato meno sul modello della professione medica e più sul modello della salute pubblica La domanda maggiore dei servizi dell’architetto verrà da coloro che ancora non possono permetterselo.
• I clienti tradizionali , in gran parte, scompariranno col collasso delle loro ricchezze
• Ci saranno dovunque nuovi clienti: i poveri, i senzatetto, la gente sola, i sopravvissuti.
Ci saranno enormi quantità di denaro per l’emergenza e per la ricostruzione. Gli architetti saranno necessari non solo nella progettazione di strutture e di comunità ma nel coordinare gruppi di discipline diverse che avranno bisogno di lavorare insieme in modi nuovi e più flessibili.

Judith Sheine, RA
California State Polytechnic University


In meno di un decennio la conoscenza della ‘sostenibilità’ sarà considerata- nell’educazione in architettura- una conoscenza fondamentale come quella delle strutture o dei tradizionali controlli ambientali (è già una delle condizioni del NAAB).
Mentre si sta sostituendo l’uso di Autocad con BIM, il LEED o qualche altro sistema di valutazione diventeranno lo standard dell’industria e verranno sostituiti a loro volta da standard più sofisticati.
Le scuole d’architettura dovranno stare al passo con il progresso dell’industria e guidarlo. Pertanto, la sostenibilità deve essere inserita nel cuore del curriculum, a cominciare dal primo anno, sia nelle lezioni che nei laboratori e rafforzata lungo il curriculum.
Ciò metterà in grado gli studenti e i docenti interessati a seguire le aree più avanzate compresa quella della ricerca negli anni successivi, sia nei programmi del primo livello di laurea (CPP corsi del 1°, 2° e 3° anno in B.A.) che in quelli post-laurea (M.A.)

1. Mentre alcune scuole adesso offrono alle Facoltà il tirocinio BIM (Digital Media Training), qualcuna di loro offrirà il tirocinio nella sostenibilità in modo tale che possa essere inserita nei corsi con maggiore successo.

2. Le scuole debbono convincere le loro Università ad adottare standard verdi e a costruire progetti dimostrativi che mostrano il potenziale delle tecniche più sperimentali del risparmio energetico. (CPP - LCRS – il progetto Tijuana e altri – e le aule riciclate come residenza a basso costo per i docenti della facoltà)


Anne Schopf, FAIA
Mahlum Architects


Priorità per il curriculum:
1. Lo studio in profondità dei sistemi biologici che includa l’energia del sole, il vento, l’acqua e il loro impatto sui sistemi costruiti.
2. Gli studenti dovrebbero essere coinvolti nel lavoro con discipline associate (paesaggio, pianificazione e ingegneria) per portare avanti il pensiero più recente, nei rispettivi campi, in un forum comune e stimolante per il pensiero. Il forum potrebbe essere idealmente sarebbe un ambiente di studio che alimenterebbe le soluzioni più profonde per i problemi complessi.
3. Materiali e tecnologie dovrebbero abbracciare le tendenze storiche e quelle emergenti.
4. Le valutazioni del ‘dopo- occupazione’ (degli edifici, del quartiere etc.) possono costituire uno strumento potente che può anche fare da ponte tra l’accademia e la professione.
5. Creazione di pensatori individuali dalla mente aperta, curiosi che possano identificare muovi approcci ai problemi in un’organizzazione collaborativi e dinamica

Jonathan Bahe, AIA
President AIAS (American Institute of Architecture Students)


Se l’educazione in architettura è, e continua ad essere, l’educazione dello studente a pensare i problemi olisticamente, e se l’educazione accreditata, in particolare, ha come obiettivo quello di preparare gli studenti all’ingresso nella professione, è imperativo che si cominci a includere il progetto sostenibile ed ecologico in tutti gli aspetti dell’educazione dell’architetto.
Siamo fermamente convinti che gli anni che verranno saranno portatori di una enorme quantità di opportunità e di responsabilità sia per la professione che per l’accademia, qualora scegliesse di agire. E’ tempo che i professionisti sostengano con passione il pensiero lungimirante per una professione migliore.
Stiamo entrando in un periodo di consapevolezza senza precedenti del tema del cambiamento globale e della sostenibilità. Noi sappiamo che almeno il 50% delle emissioni di carbonio sono dovute direttamente all’industria delle costruzioni. dell’AEC.
Come professionisti dobbiamo educare noi stessi e il pubblico che serviamo, sui temi della sostenibilità e del progetto ecologico. Questo è un tema di grandissima importanza per i fondamenti della professione e dell’educazione dell’architetto.
I professionisti dovrebbero essere obbligati a mettere la sostenibilità al primo posto, e considerarla un tema che ha a che fare con la salute e il benessere.
Gli educatori debbono sentirsi incoraggiati delle opportunità che la sostenibilità offre, di sviluppare il pensiero e la ricerca.
Agli studenti si debbono insegnare i principi della sostenibilità fin dall’inizio della loro educazione.
La configurazione della forma e dello spazio, la relazione tra forma e funzione e i principi di Vitruvio della stabilità, dell’utilità e della bellezza debbono essere arricchiti con un messaggio che riguarda l’ecologia, la responsabilità globale e le tecnologie emergenti.
Non possiamo aspettare che questo messaggio venga udito.
Gli studenti debbono essere educati adesso a progettare e costruire edifici che rispondano all’Imperativo 2030, poiché sarà la prossima generazione di architetti e di leader delle comunità che realizzeranno veramente questa visione. Una parte molto importante della missione dell’AIAS consiste nel promuovere l’eccellenza nell’educazione, nel tirocinio e nella professione dell’Architettura. Per alcuni anni abbiamo offerto ai nostri membri qualche occasione, riguardo all’educazione alla progettazione sostenibile e all’approccio ecologico all’ambiente costruito. A partire dal 2006 abbiamo istituito una Associazione per la Specializzazione di Area (MSA) focalizzata sulla sostenibilità. Questa fornisce ai membri interessati le informazioni sulla professione sostenibile,in particolare, attraverso una recente collaborazione con il Comitato sull’Ambiente dell’A.I.A.
In tutti i concorsi di progettazione riservati agli studenti richiediamo anche ai nostri membri e agli altri, di tenere conto sopratutto dei principi del progetto sostenibile. Questo è un fattore chiave per la giuria di questi concorsi. Al Forum che è il congresso annuale dell’AIAS, organizziamo seminari, visite e conferenze di relatori che hanno esperienza pratica del progetto ecologico.
E’ arrivato il momento per la professione e per l’accademia di rinnovare la loro attenzione all’insegnamento e alla realizzazione di progetti sostenibili.
Gli architetti hanno la grande opportunità di riconquistare una posizione di rilievo come difensori delle comunità, dell’ambiente costruito e del nostro pianeta. Questa conferenza avrà un ruolo chiave nella trasformazione del futuro dell’educazione dell’architetto, poiché tutti noi ci stiamo preparando al NAAB ARC nel 2008. Grazie per averci dato l’occasione di partecipare a questo evento : noi ci battiamo per promuovere, alimentare, arricchire e organizzare i nostri studenti ad essere futuri architetti progettisti di edifici ecologici e di comunità sostenibili.

Pablo La Roche, Phd AIA
California State Polytechnic University


Il potere del Progetto di Architettura Verde nella riduzione delle emissioni di CO2.
La sostenibilità degli edifici è un tema vasto che comprende l’energia, IAQ (Qualità dell’aria negli Interni), acqua, materiali e sito. Tutti sono importanti, ma gli edifici sono responsabili del 48% del consumo energetico annuale e delle emissioni di gas serra e del76% dell’energia elettrica consumata negli Stati Uniti. (Architecture 2030, 2006). Pertanto, i progettisti dovrebbero sapere come controllare e regolare il movimento dell’energia verso l’edificio, nell’edificio e dall’edificio nelle sue differenti forme: conduzione, radiazione e convezione, raffreddamento d’estate e riscaldamento d’inverno.
I Corsi di Controllo Ambientale debbono abbandonare l’enfasi sul progetto e sul dimensionamento dei sistemi di raffreddamento e di riscaldamento meccanici e rivolgere la loro attenzione alla realizzazione di strategie di progetto per raffreddare e riscaldare un edificio con i mezzi naturali.
Gli studenti dovrebbero imparare a manipolare la costruzione dell’edificio e i materiali per portare l’energia dove serve, per riscaldare e raffreddare: il riscaldamento e il raffreddamento passivo sono molto più che semplicemente efficienti dal punto di vista energetico.
Lo studente deve capire l’importanza del sole come generatore di tutte le fonti di energia.

1) Un corso di Controllo Ambientale deve comprendere:
- L’analisi del clima. Come sviluppare strategie progettuali adatte ai differenti climi. Strumenti grafici e strumenti digitali per l’analisi del clima. Geometria solare: progettare per ottimizzare la radiazione solare all’interno dell’edificio quando serve e bloccarla quando non serve.
- Il benessere termico. Il benessere adattivo è un concetto importante. Non esiste una zona di benessere prestabilita e possiamo adattarlo a una vasta gamma di temperature quando siamo all’interno di edifici ventilati naturalmente.
- L’edificio. L’edificio come regolatore degli scambi energetici con l’ambiente circostante:convezione, radiazione e conduzione. Come ridurre o aumentare questi guadagni: controllo delle forze del sole e del vento.
- Luce
- Suono
- Energie rinnovabili. Quando l’energia è necessaria

L’Energia è calore, ma è anche luce e suono. Lo studente deve capire le loro relazioni( es: effetti della radiazione solare sulla temperature e sui livelli di illuminazione)

2- Realizzazione del progetto nei Corsi Teorici e nei Corsi di Progettazione
I corsi teorici : dovrebbero affrontare problemi progettuali in cui gli studenti concretizzano i concetti che hanno imparato. Almeno all’inizio questi esercizi dovrebbero essere fatti costruendo con le proprie mani. Gli studenti imparano molto costruendo direttamente, facendo esperienza delle energie del sole e della natura con il proprio corpo. Un esempio: un piccolo spazio che costruiscono realmente e controllano- in cui debbono provvedere al benessere termico senza sistemi meccanici. Vince lo spazio che ha totalizzato il maggior numero di ore di benessere.

I corsi di progettazione: lo studente dovrebbe dimostrare la prestazione e la validità delle sue idee. Alcuni strumenti semplici analogici per dimostrare queste idee sono i tunnel del vento e i modelli con le meridiane. Più avanti, possono passare agli strumenti digitali per quantificare la radiazione solare, la temperatura e i livelli di illuminazione. Questo porta un sistema di misura per valutare la sostenibilità attraverso l’applicazione di sistemi di valutazione come Green Globe o LEED o l’uso di metodi elaborati in loco per risolvere problemi specifici.

3-La ricerca nel ‘passivo solare’ dovrebbe essere fortemente sostenuta.
L’architettura del passivo solare è un potente meccanismo per ridurre le emissioni di C02. Per raffreddare e riscaldare un edificio usa soltanto l’energia solare e dissipatori di calore naturali. In molti climi un edificio non avrà bisogno di energia aggiuntai. il solare passivo non ha effetti collaterali negativi. E’importante rendere i sistemi passivi più efficienti.
Sono convinto che possano funzionare meglio inserendo piccoli regolatori che consentano di operare in tempo reale secondo le relazioni tra i sistemi e l’ambiente naturale. Il passivo solare potrebbe provvedere al raffreddamento e al riscaldamento in molte regioni climatiche.
Un’idea: l’AIA potrebbe elaborare una mappa delle regioni climatiche simile a quella fatta molti anni fa, ma che adesso potrebbe indicare le riduzioni potenziali di CO2 attraverso strategie diverse e la applicabilità del raffreddamento e riscaldamento passivi.

4-Promuovere un Concorso 2030 riservato agli studenti per un’edificio (casa) a basso consumo energetico e a basso impatto ambientale. L’obiettivo principale sarebbe quello di ottenere il benessere termico all’interno dell’edificio con poca o niente energia usando solo i mezzi dell’architettura. L’energia fornita dovrebbe essere non più del 20% dell’energia totale di un edificio tipico e, naturalmente, rinnovabile. Il costo di costruzione dovrebbe stare al di sotto di un costo stabilito per promuovere l’uso dei materiali riciclati.
Il modo migliore di ottenere la carbon neutrality è innanzi tutto, non usare l’energia. il progettista ha il potere di farlo.

Mary Guzowski
University of Minnesota


L’educazione al progetto ecologico.
Come possiamo costruire e dare vita al sogno emergente di un futuro ecologico?
Le priorità del processo:

1-Il patto ecologico: il processo di definizione dell’educazione ecologica al progetto deve diventare intenzionale. E deve essere fatto nella comunità.Dobbiamo concordare sui valori, sulle priorità, sulle azioni da intraprendere per portare avanti l’educazione ecologica e la professione. Dobbiamo definire un terreno comune (non soltanto di mischiare i corsi) L’atto pubblico della discussione e del discernimento è essenziale. I nostri sogni sono la base delle nostre parole e delle nostre azioni. Abbiamo bisogno di processi che coinvolgano la comunità. Abbiamo bisogno di un patto ecologico, di una promessa per i nostri studenti, per la disciplina e per la stessa Terra.

2-La visione ecologica: dobbiamo analizzare le nostre visioni del futuro, comuni e individuali. Che cosa ci interessa di più? Che cosa abbiamo in comune? Che cosa vogliamo seminare nella comunità? I nostri campi sono fertili? Possono sostenere la vita? Che cosa stiamo coltivando in questa o quella comunità? Ci sono delle connessioni ecologiche tra aspetti apparentemente disparati dell’educazione architettonica? Che cosa stiamo cercando di fare oggi, domani e nel futuro?

3-L’integrazione del processo ecologico: l’educazione al progetto ecologico deve essere considerata da tutti; non è soltanto il dominio di un’area specializzata del curriculum. Nonostante l’educazione al progetto ecologico possa influenzare alcuni aspetti del curriculum più profondamente di altri, tutti dobbiamo discutere sul modo in cui dovrebbe essere integrata nell’educazione progettuale. L’educazione ecologica non può essere più considerata dominio di pochi; la salute del pianeta e delle nostre istituzioni riguarda tutti.

4-L’equilibrio ecologico: il progetto ecologico non dovrebbe rimpiazzare né oscurare i molti obiettivi importanti e le aspirazioni dell’educazione architettonica, ma dovrebbe definire il suo posto appropriato nel curriculum. L’urgenza posta dalla crisi ecologica deve essere riconosciuta. Noi dovremmo, come comunità, prendere posizione a favore della Terra. L’ampiezza e la profondità della situazione ecologica richiede una comprensione profonda di tutti gli aspetti della professione e delle competenze delle altre discipline. Abbiamo bisogno di poeti, di artisti, di teorici, di storici, di tecnologi e di visionari che ci aiutino a progettare per un futuro sostenibile.

5-Il contenuto e il processo ecologico: il progetto ecologico non riguarda soltanto quello che insegniamo, ma come lo insegniamo e chi siamo come docenti e discenti. I principi fondamentali dell’ecologia possono e dovrebbero informare l’educazione progettuale,che deve includere: l’interdipendenza, la sostenibilità, i cicli ecologici, i flussi energetici, la collaborazione, la flessibilità, la diversità e la co-evoluzione.

Le priorità nelle azioni:
1. Adottare l’Imperativo 2010
2. Stabilire una serie di obiettivi ecologici e impegnarsi a raggiungerli.
3. Definire azioni tangibili e intraprenderle oggi, domani e nel futuro.
4. Trovare nuovi alleati (fuori delle università)
5. Creare e condividere risorse, strategie e strumenti
6. Conoscere le proprie impronte ecologiche e cercare di fare qualcosa (e aiutare gli altri a fare lo stesso.)
7. Connettersi al luogo in modo significativo
8. Mantenere un senso di urgenza e di speranza.
9. Non aspettare fino a domani

Douglas Kelbaugh, FAIA
University of Michigan


Questa crisi energetico/ambientale è la nostra seconda occasione per fare la cosa giusta…in generale e nella professione, nella pratica, nella teoria e nell’educazione degli architetti. Siamo fortunati ad avere una pausa, perché una generazione fa non abbiamo fatto tanto bene come avremmo potuto, dopo che qualche libro importante e l’embargo del petrolio ci avevano avvisato. Questa volta la posta è più alta, i rischi peggiori e la situazione più pesante. Ma noi siamo scientificamente più intelligenti, tecnologicamente più sofisticati e forse politicamente più saggi. C’è anche una maggiore copertura dei media e apparentemente un maggiore interesse popolare in tutto il mondo. Si ha la sensazione che sia più internazionale e addirittura globale. Come avremmo potuto avere un maggiore impatto negli anni ’70 e ’80? Prima della destra di Reagan, l’industria del petrolio e il mercato libero ci hanno tolto il tappeto da sotto i piedi.

Certamente è stato fatto qualche progresso e importanti scoperte, molte delle quali positive. C’era, a dire il vero, un movimento ambientale popolare e populista forte che radunava regolarmente oltre mille partecipanti per le sue conferenze, regionali e nazionali.
Furono costruiti molti edifici solari attivi e passivi, istituiti molti corsi e pubblicati molti scritti.
Ci furono moltissimi cambiamenti nel curriculum nelle nostre scuole di architettura e nelle università perfino qualche nuovo programma di laurea, come pure nel K-12 e nei programmi e nei seminari professionali dell’AIA. Qualcuno di questi cambiamenti culturali e il senso dell’imperativo ecologico, attaccarono specialmente nel sud-ovest e nel nord-est del Pacifico, sebbene ogni regione avesse i suoi eroici sostenitori e i suoi professionisti.
Gran parte dell’architettura solare era mediocre, nel migliore dei casi, come alcune eccezioni prodotte da un gruppetto di studi. Spesso erano espressioni oppressive di diagrammi energetici. La loro limitata raffinatezza ha conferito al movimento una cattiva reputazione, nonostante sia da dubitare che gli ‘star-architects’-scettici allora come oggi- si fossero veramente convertiti.

Una grave insufficienza fu la mancanza di un discorso teorico che fosse propriamente architettonico, un demerito costoso nel culminante fiorire della filosofia europea del dirottamento della teoria del progetto. Fu considerata da molti un altro espediente tecnico da aggiungere all’elenco delle variabili e delle costanti del progetto, un carico ulteriore che avrebbero portato sulle spalle i consulenti specialisti che, come dice l’eminenza grigia Philip Johnson, sono pagati in sterline.
Poiché non attrasse i progettisti di talento più affermati,fu relegata in uno stato di seconda classe- almeno è questa la sensazione che avemmo all’epoca…
Allora, come eviteremo noi di fare ancora una volta questo errore? Diventando più teorici? Non esattamente- perché i due decenni in cui ci siamo abbuffati di teorie rarefatta stanno lentamente lasciando la strada, nelle nostre scuole, a una cultura più pratica e fondata sulla pratica. Grazie a Dio!
Ma non buttiamo via il bambino con l’acqua calda e non esageriamo con il pragmatismo. Pensate davvero che potremmo, per una volta soltanto, fermare il pendolo dei nostri interessi e delle nostre opinioni nel mezzo, dove, per esempio, teoria e pratica si trovano (Dio ci salvi!) in equilibrio? E dove tutte e due sono impregnate di un salutare apprezzamento delle sfide e delle opportunità offerte dalla progettazione e dalla pianificazione ispirate all’ecologia, all’ambiente e all’energia? Il percorso non sarà saturo di teoria né dominato dalla pratica. Dovrà essere un amalgama dei due con un fulcro galleggiante.
Credo che, adesso stia germogliando un’opportunità di portare in primo piano due temi scottanti. Sia il progetto sostenibile che il progetto urbano possono catturare l’immaginazione e l’interesse degli studenti e di molte facoltà.

Il nostro college ha ospitato, a gennaio, la conferenza centennale sul tema “Luogo globale: pratica, politica e la polis”, in cui partecipò una grande varietà di esponenti delle aree geografiche, professionali e accademiche e in cui, dalla rumorosa e accesa discussione emerse un chiaro segnale. Cioè che ci sono due principali sfide, tra le molte che stanno di fronte alla nostra professione e alla nostra disciplina : la prima è quella della veloce urbanizzazione della metà degli attuali 6 miliardi di uomini e dei prossimi tre miliardi con tutti i relativi problemi di giustizia socile, geo-politica ed economica; la seconda è quella del cambiamento del clima globale che forse dovremmo chiamare “clima globale e cambiamento ecologico”, considerati gli imminenti cambiamenti nei complicatissimi e interconnessi eco-sistemi da cui la nostra specie e milioni di altre specie dipendono.
Ci sono tecniche e tecnologie dell’energia rinnovabile che sono sensazionali e, cosa altrettanto promettente, gli architetti e i pianificatori possono ridurre la nostra impronta ecologica riducendo il bisogno di una maggiore quantità di energia, di spazio costruito, di trasporti su gomma, di risorse naturali e di risorse umane.
Questi e altri temi affini debbono riempire il “vuoto accademico” che si apre man mano che il progetto della “teoria critica” si sgonfia (e di aria ne ha tanta) di fronte ad altri temi che stanno venendo alla ribalta come “l’ambiente, l’atmosfera e l’esperienza” o altre questioni semifrivole che potrebbero catturare l’attenzione dei docenti della vostra scuola.
I nostri figli e i nostri nipoti vivranno in una biosfera diversa su un pianeta più stressato. Noi possiamo e dobbiamo, comunque, prevenire gli eventi peggiori, quelli che abbatteranno la maggior parte delle specie e che provocheranno conseguenze sconosciute e non conoscibili. E , cosa più positiva ed eccitante, noi possiamo veramente invertire la spirale verso il basso di qualche processo e correggere qualche tendenza.

Margot McDonald, AIA, LEED-AP
California State Polytechnic University


Ci sono due argomenti di cui bisogna tener conto nel principali nel progettare un nuovo curriculum :
Che cosa insegniamo?
Come insegniamo?
Nell’elaborare il curriculum ideale per l’alfabetizzazione ecologica e il progetto sostenibile (SEDE) abbiamo distillato il “che cosa” nella Bozza degli Argomenti (http://www.calpoly.edu/~sede/topics.html) e il “come” in alcuni punti chiave riferiti alla formazione degli studenti. Il nostro prossimo passo in quanto gruppo che si occupa dei professionisti e della formazione degli studenti è quello di educare gli educatori in una specie di campo di addestramento eco-logico in modo che gradualmente possano acquisire sicurezza nell’impegnare i loro studenti sui temi della sostenibilità. Gli stessi studenti che sono sempre più avanti, apprezzeranno la guida (e soprattutto l’accettazione) dei loro professori, nel percorso verso la progettazione sostenibile e continueranno la loro ricerca non-sequenziale, informale delle informazioni di cui hanno bisogno per il progetto dell’ambiente.
I fondamenti per il curriculum della progettazione ambientale sostenibile, incorporano molti modelli pedagogici ma dovrebbero, in particolare, comprendere un insegnamento basato sul luogo, orientato ai problemi e partecipato.

1)- L’insegnamento basato sul luogo richiede la conoscenza delle condizioni del sito e delle loro relazioni con la micro e la macro scala. Questo riguarda le condizioni ecologiche come pure le condizioni socio-culturali, economiche ed estetiche.

2)- L’insegnamento orientato ai problemi rivela il vantaggio di lavorare con un insieme reale, concreto e complesso di circostanze piuttosto che avere a che fare con un mondo puro, astratto e semplificato.

3)- L’insegnamento partecipato richiede l’immersione fisica e mentale in un contesto educativo di studio basato sul luogo e orientato ai problemi.

Daniel Pearl
University of Montreal


Rendere verde il curriculum: iniziative canadesi.
Educazione sostenibile in Architettura: temi critici sui quali discutere.

1-Facilitare il più possibile il Processo Progettuale Integrato (IDP Integrated Design Process).
2- Elaborare una prospettiva critica sulle iniziative unidimensionali o monocromatiche.
3-Sfocare i confini: La nostra fissazione sulla ‘semplicità’ contro la ‘confusione’-“Confusione e contestualismo” Andare al di là gli attuali strumenti di valutazione in cerca di una vita urbana sostenibile.
4-Incoraggiare il coinvolgimento e l’appropriazione dell’educazione sostenibile da parte dei nostri colleghi della teoria e della storia e dei Professori di Progettazione.
5- Avvicinare gli amministratori più potenti dell’università e mobilitare il sostegno per un approccio duplice: dall’ alto in basso e dal basso in alto.
6-Intersezione tra Pratica e Accademia.

Henry Siegel, FAIA
Siegel & Strain Architects


Quando parliamo di cose che si muovono- automobili, aereoplani- la prestazione è una parte dell’equazione: è veloce, si guida bene. E’ un’esperienza concreta e viscerale. Nel caso degli edifici è molto più sottile e si sviluppa in un tempo più lungo. E poi ha a che fare col benessere, la luce, il suono, e non con il MPG o kBtu/sf.
Gli edifici non si muovono, naturalmente, o almeno non si muovono perchè noi lo vogliamo. Quindi come facciamo a comunicare a proposito della prestazione dell’edificio, con passione, ai nostri studenti e ai nostri clienti?
Certamente possiamo parlare della poetica del luogo e del legame con esso. Possiamo insegnare i principi del progetto basato sul luogo e sul clima- una parte importante di qualunque programma.

Possiamo parlare anche di poetica della prestazione?
Credo che dobbiamo pensare a come insegnare anche questo. E dobbiamo costruire più ponti tra la scienza del costruire e il progetto.
Il progetto basato sul luogo è un ponte, il benessere è un altro.
Come facciamo a far entusiasmare gli studenti sugli edifici che si connettono al luogo, alla natura, al clima? Sul progetto di edifici staccati dalla rete elettrica? Come recuperare la performance- mondo esclusivo degli ingegneri, attraverso il buon progetto solare? Come incoraggiare interi sistemi di pensiero –il tipo di territorio che Bill Reed sta esplorando?
Come incoraggiare a considerare i sistemi ecologici come modelli per il progetto?
Noi sappiamo che dobbiamo porre maggiore enfasi su questi temi. Mi chiedo anche quanto si parli, nell’area della scienza delle costruzioni, dell’importanza del progetto: che non può soltanto funzionare bene che non può solo essere un buon progetto basato sul luogo, che per essere sostenibile deve anche essere bello, come dice David Orr.
Noi intervistiamo giovani laureati di tutti i paesi che chiedono di lavorare nel nostro studio, ed è interessante constatare quanto diversa sia stata la loro formazione. Alcuni presentano progetti fortemente teorici senza connessione col luogo o in qualche caso, con l’abitare umano. Non li assumiamo. Altri mostrano progetti radicati nel sito e pensati per un particolare luogo- è bello quando si capisce che l’espressione del luogo e l’espressione del clima sono state insegnate bene.
La collaborazione è un concetto chiave- tra le discipline e i laboratori dei dipartimenti, con gli studenti di scienza delle costruzioni, con gli ingegneri, con gli studenti di biologia (natural resource).
Dobbiamo costruire reti che incoraggino e ispirino la collaborazione tra le discipline.
Per questo ho alcune idee specifiche:
-Istituire gruppi di studenti di scienza delle costruzioni (ingegneria) e di studenti di architettura nei laboratori introduttivi.
-Far partecipare gli insegnanti di scienza ai laboratori introduttivi.
-Insegnare a collaborare , come corso o parte di un corso.

Kim Tanzer, AIA
University of Florida
Associazione dei College di Architettura


Passi verso la sostenibilità
Premessa
Affinché l’architettura accademica sposi la sostenibilità, dovrà andare oltre il tema dell’energia e degli altri temi tipicamente inseriti nei corsi di tecnologia. Deve accogliere il progetto eccellente, il paesaggio e gli insediamenti, i cicli dei materiali e i cambiamenti nella professione.
Gli accademici debbono considerare in profondità che cosa e come si insegna l’architettura. I cambiamenti verranno probabilmente dagli studenti e dalla società.

Che cosa abbiamo fatto:
• Seminari dei docenti, conferenze, informazione anche alla radio,task force on sustainability…etc (dal 1994 al 2004)
• Nel 2005 -2007: The Green Braid: Towards an architecture of ecology, economy and equity (Verso un’architettura dell’ecologica, dell’economica e dell’equità pubblicato da Routledge Press (vedi testo originale).

Che cosa faremo:
1. Adozione del feed back continuo. Ri-pensare la valutazione post-occupazione per incorporare l’invecchiamento, la prestazione dell’edificio, l’utilità sociale, le risposte comportamentali e altre misure critiche della sostenibilità a lungo termine.
2. Provare a fare le cose e abbandonare subito l’idea del fallimento. Molti dei fallimenti di oggi erano risposte ben-intenzionate alle crisi del passato. Dobbiamo agire rapidamente e tatticamente, e senza paura del fallimento. I fallimenti, infatti, dovrebbero essere condivisi e corretti per rafforzare la reputazione della disciplina nella sfera pubblica.
3. Coinvolgere le imprese. Gli attuali modelli della professione non avranno successo in un mondo cambiato. Dobbiamo reagire, immaginare e costruire così velocemente come fanno gli inventori di Google o di You Tube, ma con l’obiettivo di creare un mondo adatto ai cittadini di domani.

E dopo…
Immaginate un insieme di reti da pesca come un insieme di linee che si estendono all’infinito attraverso le dimensioni orizzontali e verticali dello spazio. Poi aggiungete ulteriori reti che le incrociano sulle diagonali. Immaginate un numero infinito di queste reti che incrociano ogni piano dello spazio, In ogni nodo di ogni rete c’è un gioiello sfaccettato che riflette tutti gli altri gioielli della rete. Non c’è niente fuori della rete e niente che non riverberi la sua presenza attraverso tutta la rete. Si chiama ‘La rete di Indra’ ecco come intendo la sostenibilità. Ogni aspetto di ogni azione o architettonica o forma è un gioiello. Dobbiamo cominciare a immaginare la rete e a creare riverberazioni responsabili.

Keelan P. Kaiser, AIA
Judson College ACSA Board of Directors
liaison for a Topics Group on Sustainability

Il Gruppo dell’ACSA sul tema della Sostenibilità ha identificato in modo informale i seguenti temi-chiave per affrontare la sostenibilità nelle Condizioni e Procedure per l’Accreditamento del NAAB:

-la sostenibilità è un valore, come la diversità, che deve permeare tutte le decisioni, ed il pensiero progettuale fino ad essere incorporata nella nostra sensibilità culturale tanto da pensare che sia non etico o immorale fare altrimenti.
-la sostenibilità richiede una conoscenza profonda dei problemi ecologici ed ambientali dello spazio costruito e i programmi debbono sviluppare la capacità di affrontare questi problemi con soluzioni ambientalmente responsabili.
-la sostenibilità non deve essere confusa con il progetto’verde’ o ‘energeticamente efficiente’ né come un insieme di norme che producono effetti soltanto un po’ migliori
-la sostenibilità non dovrebbe essere considerata come una componente separata e opzionale dello studio in architettura. Idealmente, dovrebbe essere ‘spruzzata’ adeguatamente su tutte le aree del curriculum che influenzeranno le decisioni del progetto.
-la sostenibilità dovrebbe essere radicata nella conoscenza di base che gli studenti acquisiscono e non essere trattata come una ‘opzione’
-la sostenibilità riguarda il mantenimento dei sistemi naturali che sostengono la salute delle comunità umane e la diversità della vita sul pianeta.

• Il cambiamento del curriculum è centrale per garantire che ci siano laureati in architettura ecologicamente alfabetizzati che possano mettere in pratica nuove abilità e competenze.
• Data la complessità del problema, la sostenibilità dovrebbe essere intessuta nelle discipline piuttosto che trattata come un argomento autonomo.
• I temi e le raccomandazioni fatte dalla task force dell’ACSA sulla sostenibilità nel 2003 non sembra che siano stati applicati e sono ancora un valido motivo di interesse.
• Virtualmente, uno dei 34 criteri delle line guida del NAAB è implicitamente una misura/fattore della sostenibilità in quanto sistema di valori profondamente radicato.
• La sfida è escogitare i mezzi con cui poterla integrare nella cultura del progetto….
………dal momento che l’argomento che stiamo discutendo riguarda sopratutto il cambiamento culturale, mi sembra che dovrebbe essere misurato come tale.

Stephan Castellanos, FAIA
Quad Knopf


Alfabetizzazione ecologica
Che cosa è il progetto? Quale è l’impatto del progetto sulle nostre vite, in che modo arricchisce le nostre comunità e migliora il nostro ambiente?
Come professionisti, quando cerchiamo le soluzioni, abbiamo la responsabilità di esercitare un ruolo più integrato nella società, insieme ai cittadini, agli amministratori, ai clienti e all’industria. Questo comporta un approccio che deve cominciare molto prima, nelle prime fasi dell’educazione dei futuri cittadini e che prepara i giovani ad affrontare meglio lo sviluppo dell’ambiente costruito, qualunque sia il loro ruolo.
Si richiede anche un cambiamento di pensiero per quanto riguarda il ruolo dell’architetto.
Che cos’è il progetto?
Come misuriamo i benefici del progetto?
Come possiamo cominciare a comunicare meglio tra le discipline?
Tutti questi cambiamenti nel comportamento, necessari per creare un ambiente costruito più sostenibile, richiedono una maggiore enfasi nel definire il nucleo dell’alfabetizzazione ecologica.

L’educazione in Architettura

Gli architetti si sono allontanati dalla pratica che costituiva la loro forza maggiore. Col passare degli anni le aree chiave della professione si sono trasformate in sotto specializzazioni tanto è vero che adesso, gli architetti sono relegati al ruolo di organizzatori dei gruppi di lavoro e di progettisti di involucri.
L’educazione al progetto deve riprendere un corso più rigoroso, sviluppando nei giovani professionisti la capacità di occuparsi delle aree chiave dello sviluppo delle soluzioni. Oggi, il progetto si sta spostando rapidamente verso un’area che riguarda la prestazione dell’edificio nel tempo. Quanto alla professione è importante che gli architetti abbiano un ruolo importante e siano coinvolti nella costruzione dell’ambiente in un periodo in cui i livelli della prestazione sono misurati e considerati come il principale valore del buon progetto.
Una maggiore integrazione con l’industria, con i clienti e con i costruttori richiede anche un cambiamento del comportamento, e questo si insegna, prima di tutto, nella accademia. Comunque, gli architetti non possono collaborare pienamente in un processo ridefinito, senza il rigore, la conoscenza e la saggezza che identificano il carattere della professione.

L’importanza delle pratiche sostenibili
Una pratica fondata sulle strategie sostenibili, in un ambiente integrato, sta rapidamente diventando lo standard specifico della cura… è un costrutto etico che deve essere abbracciato dalla professione dell’architetto. Se abbiamo fallito nella professione è perché non abbiamo tenuto in considerazione -in ugual misura- i suoi tre fondamenti : salute sicurezza e benessere.
Ancora applichiamo gli standard minimi come sufficienti.
Trascuriamo spesso di considerare adeguatamente l’influenza del progetto sulla salute, sul benessere sociale e sull’equità.
Falliamo perché non impariamo dalla nostra esperienza e non abbiamo a disposizione un nucleo di conoscenza sufficiente e adeguato per prendere le decisioni migliori.
La pratica sostenibile dipende da una più stretta alleanza con l’accademia e con la ricerca, dall’integrazione del progetto e dell’industria delle costruzioni e dalla rigorosa valutazione dei prodotti che generiamo per conto della società.

Heather Flint Chatto, LEED, AP
University of Washington
(studente)

Quando affrontiamo il tema di “come” e con quali mezzi, incorporare la sostenibilità nelle nostre pratiche e nei programmi accademici, siamo sfidati innanzitutto a definire la sostenibilità e il progetto ecologico.
Mentre pensavo a questo, le parole perspicaci di Ilza Jones mi hanno confortato:
“quando si tratta di sostenibilità siamo tutti studenti”
Oggi sono qui in rappresentanza dell’Alleanza per l’Educazione al Progetto Ecologico (EDES) che lavora proprio a questo proposito. Siamo un gruppo di pressione regionale composto da studenti, educatori e professionisti che lavorano per l’avanzamento del progetto ecologico nei college e nelle comunità culturali del Nord-est. Come direttore dell’Alleanza ho il piacere di portare a tutti voi una copia del nostro nuovo resoconto sullo stato dell’educazione al progetto ecologico.
L’ EDES Report è una sintesi di una ricerca basata sulla percezione delle offerte di educazione al progetto ecologico destinate agli studenti che frequentano i programmi accreditati di architettura, architettura del paesaggio e pianificazione presso le istituzioni della Costa Occidentale. (vedi il sito dell’Alleanza (www.aashe.org/aede).

Basandomi sulla mia esperienza personale e sulle raccomandazioni dell’EDES Report per l’ integrazione della sostenibilità nel curriculum e anche al di fuori di questo, suggerirei quanto segue:
• Avere un approccio pluriramificato. Intrecciare la sostenibilità nell’etica del curriculum, nella scienza delle costruzioni e della progettazione e anche attraverso corsi di laurea, attestati e programmi dedicati alla progettazione sostenibile.
• Organizzare tirocini sul campo. Mettere gli studenti in contatto con gli ambienti naturali e con progetti che lo promuovono- sia attraverso stage ad hoc, che attraverso programmi di progettazione/costruzione e di progettazione dimostrativa.
• Pensare locale, regionale e a lungo raggio.
• Far crescere il consenso e la conoscenza della facoltà: organizzare workshop sulla progettazione, l’etica e le strategie tecniche del progetto ecologico.
• Attingere all’insieme delle conoscenze dei professionisti locali. I docenti raramente vengono ricompensati per togliere tempo all’insegnamento e alla ricerca- i professionisti locali possono fornire i consigli che gli studenti di oggi cercano.
• Andare oltre il LEED di platino: prendere come riferimento i criteri del LEED dell’USGBC in aula, ma portarli avanti.( Il concetto di Cascadia per gli Edifici viventi è un’ottima partenza)
• Istituire consulenti di progettazione ecologica e centri delle risorse: aiutare gli studenti a trovare corsi di sostenibilità sia nei propri dipartimenti che in quelli collegati.
• Edifici e campus che insegnano : dimostrare la leadership dell’Istituzione attraverso interventi verdi negli edifici esistenti e la costruzione di nuove strutture.
• Promozione dell’educazione interdisciplinare: la collaborazione tra le discipline del progetto (architettura, paesaggio, pianificazione urbana, gestione edilizia, studi ambientali e ingegneria) genera maggiore ricchezza e una prospettiva più completa dei temi della sostenibilità che non si trovano nei silos dipartimentali.((ponti vs silos)
• Classificazione: qualunque tentativo di classificare i programmi secondo criteri ecologici deve considerare una gamma di discipline del progetto come l’architettura del paesaggio,la pianificazione e l’architettura. Gli studenti hanno bisogno del vostro aiuto nella individuazione dei programmi focalizzati sulla progettazione sostenibile anche prima di entrare all’università

Walter Grondzik, PE
Florida A&M University


Pensieri
Quale membro sia della SBSE (Society of Building Science Educators) e del gruppo tematico dell’ACSA(Association of Collegiate Schools of Architecture)che si occupa della sostenibilità e dei criteri del NAAB (National Architectural Accrediting Board), ascolterò con molta attenzione quello che trapelerà da questo incontro. I pensieri che seguono, comunque, sono personali e non rappresentano l’opinione dell’SBSE e dell’ACSA.

Presenterò il mio pensiero in tre proposizioni:
Proposizione 1-
La conclusione del moderatore del Global Energy Teach-in ( per l’Imperativo 2010) comprendeva un commento sul fatto che la quantità degli argomenti proposti fosse tanto grande da rendere difficile ai partecipanti digerire e processare l’ informazioni. Noi- gli architetti- dobbiamo processare le informazioni ricevute rapidamente- e immediatamente cercare ulteriori informazioni. Mancano tre anni, da oggi, al 2010. Abbiamo bisogno di strumenti, metodi, tecniche, nuovi modi di pensare ai problemi individuati durante il Teach-in, che permetteranno la rapida applicazione delle soluzioni .Non credo che oggi esistano gli strumenti adeguati per affrontare in modo appropriato il problema del riscaldamento globale ( e della sua relativa sostenibilità). Ma credo che coloro che partecipano a questa conferenza e le loro organizzazioni affiliate possano sviluppare e diffondere tali strumenti. E che possano farlo velocemente.

Proposizione 2-
La sostenibilità deve avere un significato razionale per tutti i progettisti. Non si può consentire di assumere un significato qualunque che sia il più conveniente in una data situazione o per un particolare individuo. L’efficienza energetica è diventata un riferimento e richiede che tale condizione sia verificata. Essere verde è diventato un riferimento e richiede che tale condizione sia verificata. Se la parola sostenibilità deve essere usata per qualunque scopo (diverso dal mantra “Non preoccupatevi, siate felici”) deve essere definita in modo chiaro dalle professioni coinvolte nel progetto. Abbiamo moltissime prove che ancora oggi, questo non sia stato fatto.

Proposizione 3-
Verso la fine del Teach-in sull’Emergenza Globale, è stata sollevata una interessante domanda sulla relazione (conflitto?) tra “stile” e “sostenibilità”.
Credo che tale domanda debba diventare irrilevante per i progettisti considerati i custodi delle chiavi dello stile. Altrimenti, lo stile perderà, semplicemente (insieme al progetto in generale). Una società che sta lottando per sopravvivere (che ha dato prove di essere insostenibile) raramente può permettersi di impegnarsi nelle arti.
L’Architettura è arte e scienza e queste debbono coesistere (se non addirittura prosperare insieme) sulla strada della sostenibilità.

 

 
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