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            DAVID T. SUZUKI 
              Il presidente Obama restituisce  alla scienza il suo legittimo ruolo 
              30 gennaio 2009 
              traduzione di Franca Bossalino 
               
            La scienza, negli ultimi anni ha subito un duro colpo- specialmente negli USA e  in Canada. Abbiamo avuto un incessante attacco da parte dei negazionisti del  cambiamento climatico che, nelle parole del giornalista del Guardian  George Monbiot  “ignorano completamente il canone della  scienza, le dichiarazioni delle più eminenti istituzioni della ricerca e  migliaia di scritti pubblicati nelle principali riviste scientifiche”.            L’amministrazione di George Bush era così  ‘anti-scienza’- con le liste nere, le epurazioni degli scienziati, la  soppressione o l’alterazione dei rapporti scientifici- che 60 insigni  scienziati nel 2004 rilasciarono una dichiarazione con cui accusarono  l’amministrazione di aver distorto i dati scientifici “per fini politici particolari”. 
            Per la scienza,  comunque, le cose non sono andate meglio in Canada. Un anno fa, un editoriale della  rivista Nature ha criticato il nostro  governo per il suo scetticismo sulla scienza del riscaldamento globale, per  aver tappato la bocca agli scienziati federali e per aver chiuso l’ufficio del Consulente  Scientifico Nazionale.  
            E’ stato un vero piacere ascoltare il discorso inaugurale del  Presidente Barack Obama del 20 gennaio.             
            “Restituiremo alla scienza il suo posto legittimo e applicheremo le meraviglie della tecnologia per innalzare  la qualità della salute e per abbassare i suoi costi”  ha detto il presidente.              
            “Cattureremo il sole e imbriglieremo i  venti e useremo la terra per alimentare le nostre automobili e per far  funzionare le nostre fabbriche”. 
             
            Quello che mi  piace ancora di più è che il presidente Obama ha sostenuto quelle parole con  l’azione. 
            Ha nominato illustri scienziati a ricoprire alcune posizioni chiave:  il premio Nobel per la fisica Steven Chu alla Segreteria per l’Energia, la  biologa marina Jane Lubchenco alla direzione dell’Amministrazione degli Oceani  e dell’Atmosfera e il fisico di Harvard John Holdren alla presidenza  dell’Ufficio della Scienza e della Tecnologia alla Casa Bianca. 
             
            Sono persone  che capiscono e prendono sul serio la scienza sui cambiamenti climatici. E il  presidente Obama capisce le ramificazioni geopolitiche che li alimentano, come  ha detto chiaramente nel suo discorso quando ha sottolineato che “Ogni giorno ci sono prove ulteriori che i  modi in cui usiamo l’energia rafforzano i nostri avversari e minacciano il  nostro pianeta.” 
            E’ stato bello sentire il nuovo presidente sostenere la scelta  della “speranza  contro la paura, dell’unità di intenti contro  il conflitto e la discordia” e parlare di quello che gli uomini e le donne  liberi possono ottenere quando l’immaginazione si unisce al proposito comune e  la necessità al coraggio. Quel comune proposito e la necessità del coraggio,  come il presidente sa, si estende oltre i confini degli USA. Dopotutto, il  salmone migratore del Pacifico non riconosce frontiere tra le nostre nazioni, né  i fiumi come l’antico Flathead che scorre dalla British Columbia al Montana e  costituisce il confine occidentale del Parco Nazionale del Ghiacciaio del  Montana, né le specie minacciate e in pericolo come gli orsi grizzly che si  riproducono, si nutrono e vagano attraverso il nostro confine comune. E neppure  i venti -che trasportano l’inquinamento e le emissioni di gas serra- si  arrestano al confine fra gli stati.   
            Nella British Columbia dove io vivo, la maggior parte delle specie  è a rischio- dagli orsi grizzly alle farfalle  monarca che attraversano  avanti e indietro regolarmente il confine tra i due paesi. Non possiamo sperare  di salvarli in assenza di politiche per la protezione dell’habitat -nei due  paesi- che siano forti e anche complementari. Sono necessari accordi per  proteggere le acque che scorrono tra USA e Canada. Il Presidente Obama, durante  la sua campagna elettorale ha detto che si oppone allo sviluppo industriale  nelle acque a monte del Flathead. “Il  Flathead River e il Parco nazionale del Ghiacciaio sono tesori che dovrebbero  essere conservati per le future generazioni ” ha detto Obama rispondendo  alla pressione da parte del Governo della B.C. per lo sviluppo in quella  regione che comprende una miniera di carbone all’aperto a 40 km dal confine. 
            Il cambiamento climatico è un altro tema che va affrontato  rapidamente ed efficacemente da tutte e due le nazioni. Obama ha proposto un programma  economico per ridurre le emissioni di gas serra. Gli scienziati e gli economisti  di tutto il mondo sanno che dare un prezzo alle emissioni, attraverso un limite  massimo, il commercio e la tassazione, è il modo migliore per tenere sotto controllo  le emissioni. E mentre un certo numero di province canadesi si è unito agli Stati  Uniti per realizzare questo programma, il nostro governo federale ancora non  agisce. 
            E’ una cosa  straordinaria vedere un’amministrazione degli Stati Uniti d’America che non ha  paura del vero progresso e del cambiamento. Ma come ha detto il presidente, non  tocca al governo americano realizzare il cambiamento: tocca a ciascuno di noi. 
            E mentre Obama si riferiva ai cittadini Americani, noi Canadesi dobbiamo  unirci e confrontarci con tutte le sfide che i due paesi e tutto il mondo  debbono affrontare.  
            E’ tempo di  renderci conto  che quando si tratta di trovare le soluzioni ai nostri problemi comuni, la  scienza conta.               
            testo originale 
                         
               
            
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