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            DAVID T. SUZUKI 
              da un intervista 
              di Ramona Koval a proposito del suo libro ‘Tree: A Biography’ 
               
              traduzione di Franca Bossalino 
            Innanzitutto debbo dire che sono un appassionato 
              di animali…in particolare mi hanno sempre attratto gli insetti 
              e i pesci. Da ragazzo collezionavo con avidità insetti e 
              pesci.  
              Gli alberi, semplicemente, stavano lì; potevo arrampicarmi 
              sugli alberi e anche cadere dagli alberi. Se avevo un’ascia, 
              come fanno tutti i ragazzi, tagliavo un ramo per accendere il fuoco, 
              ma gli alberi erano sempre lì, come sfondo, come sulla scena, 
              costituivano lo sfondo. 
              Ma un giorno ero seduto sulla spiaggia, nella mia proprietà 
              su un’ isola, e osservai quell’albero di abete Douglas, 
              vecchio di 500 anni, che sporgeva di circa tre metri, in orizzontale 
              sopra una sponda e poi curvava verso l’alto per altri cinque 
              o sei metri, e poi andava su dritto, verso l’alto. Ecco, mi 
              piaceva quell’albero perché ci si poteva appendere 
              qualunque cosa, poiché era orizzontale, ci si poteva montare 
              sopra, e lo davamo per scontato. Ma quel giorno, non so, ero un 
              po’ pigro e immediatamente pensai: “E’ uno strano 
              modo di crescere per un albero. Perché mai un albero dovrebbe 
              essere inclinato così?” A questo punto ho realizzato 
              che stava raccontando qualcosa sulla sua storia. Sarebbe dovuto 
              crescere verso il sole ma il terreno su cui stava deve essere slittato 
              verso la spiaggia, piegandolo verso il basso, e quindi ha cominciato 
              a compensare e cercare di crescere verso l’alto; la spiaggia 
              è slittata di nuovo facendo si che la parte più bassa 
              crescesse piatta e orizzontale e che poi curvasse verso l’alto. 
              Riflettendo su tutto ciò, pensai “Mamma mia, se tu 
              sei un albero, che vita terribile!” Voglio dire, il seme cade 
              nel terreno e quel seme non può semplicemente ribellarsi 
              e dire ”qui non mi piace. Me ne vado da un’altra parte”. 
              E’ destinato a restare in quel posto, e se avete mai visitato 
              la costa della British Columbia, avrete visto gli alberi che sembrano 
              nascere dalla solida roccia e vi sarete resi conto che quel seme, 
              una volta che ha messo le radici, deve prendere tutto quello che 
              gli serve da quel posto. Adesso gran parte dell’albero, è 
              uscito all’aria aperta. La maggior parte di esso è 
              carbonio che proviene dal biossido di carbonio che prende dall’aria 
              per costruire il suo tronco che, nel caso dell’abete Douglas, 
              potrebbe avere una circonferenza di circa sei metri. Potrebbe crescere 
              fino a 10 metri di altezza sul terreno e durare più di 1000 
              anni…… 
               
              …… La gente risponde alle storie. Non risponde a uno scienziato 
              che dice ” Ebbene ci sono il phloem e lo xylem e l’acqua 
              si muove in questo modo e in quest’altro.” Alla gente 
              piacciono le analogie in modo da poter immaginare di che cosa stai 
              parlando. Se parliamo di xylem e phloem come di un ascensore che 
              porta l’acqua su e giù, lo si può immaginare, 
              si può afferrarlo prima. Credo che ci sia bisogno delle analogie 
              e delle similitudini e che tutte le cose che usiamo come espedienti 
              letterari rendano le cose più reali. 
               
              ……Quando parlo di questo libro, parlo del fatto che 
              la pianta, mentre sta diventando un giovane albero, deve stare lì, 
              non può muoversi, e prende tutto quello che le capita. Se 
              c’è una tempesta o un’ alluvione non può 
              correre a ripararsi. Ogni cosa, dal momento in cui germoglia, se 
              lo vuole mangiare, e lei non può togliersi di dosso un insetto 
              o correre e nascondersi sotto una roccia, e allora pensi ”Come 
              diavolo fanno gli alberi a sopravvivere per centinaia e centinaia 
              di anni? Bene, posseggono un intero arsenale di armi. Se viene attaccato 
              da un insetto, l’albero può generare un sacco di sostanze 
              chimiche tossiche e molte di queste sono volatili ed evaporano nell’ambiente 
              circostante, e quando quelle molecole vengono a contatto con un 
              altro albero…il primo dice” Oddio, Jack è stato 
              attaccato, debbo fare qualcosa” Insomma, non c’è 
              niente di più antropomorfico, non vi pare? …… 
              …… 
               
              …… Gli alberi comunicano fra di loro. Che cosa intendo 
              dire, che si parlano? Naturalmente. Non sono individui indifesi, 
              isolati, ciascuno di loro ha un certo numero di difese ma tra di 
              loro comunicano, condividono una conoscenza e ciascuno aiuta tutto 
              il gruppo.. E la stessa cosa avviene sottoterra. Noi siamo creature 
              che camminano sulla superficie del terreno, ma al disotto, c’è 
              una enorme comunità di organismi viventi e le radici vengono 
              a contatto le une con le altre, con gli alberi circostanti. I loro 
              vicini, possono essere i loro figli, perciò l’albero 
              non dice ”Mi dispiace, sono nel tuo territorio”, si 
              intrecciano con gli altri, si toccano, si accarezzano e di fatto 
              penetrano ciascuno nel corpo dell’altro, e se uno di loro 
              si trova più sotto in un’area umida e assorbe più 
              acqua, può dividerla con l’altro o scambiarla per qualcos’altro. 
              Questa è una comunità di organismi che comunicano 
              e condividono. 
             ……Lungo tutta la vita di quell’albero 
              si sono fatte tantissime analisi di tipo botanico, per esempio,e… 
              sapete, la cosa che più mi colpisce è l’intelligenza 
              dei Greci. Gli antichi Greci si ponevano le grandi domande. Sapevano 
              che gli alberi erano vivi. Avevano immaginato che dovessero avere 
              un qualche tipo di sistema circolatorio, che le radici dovevano 
              essere importanti per qualche cosa e che le foglie servissero a 
              qualcosa. 
              Si erano immaginati tutto ciò. E queste cose furono scritte, 
              ma durante i secoli bui, molta di questa informazione andò 
              perduta, ma qualcosa c’era già negli scritti di Platone 
              e Aristotele. Noi abbiamo ricevuto quei frammenti di informazioni 
              e così, nel corso della vita dei nostri alberi molte di queste 
              cose sono state riscoperte durante il Rinascimento, quando gli scienziati 
              hanno cominciato a pensare “Gli alberi sono utili! Producono 
              sostanze chimiche che possiamo usare”. Una delle prime scoperte 
              fu che gli alberi veramente fanno qualcosa di cui abbiamo bisogno. 
              Cercarono di capire “significa forse che tenere una pianta 
              in una stanza gioverebbe alla mia salute se fossi malato?” 
              Questo accadeva durante la vita dell’albero. … 
            ……Quell’albero poteva vivere 
              ancora 500 anni . Ma diciamo che in caso di malattia o di aggressione 
              di insetti o altro, gradualmente, le varie parti dell’albero 
              cominciano a degradarsi e gli alberi non muoiono nello stesso modo 
              in cui moriamo noi, il loro cuore non smette improvvisamente di 
              battere e l’albero si abbatte al suolo; muoiono gradualmente 
              …. Quando l’albero muore, la sua vita non finisce. Infatti, 
              quando è morto produce ancor più tessuto vivente, 
              attraverso i funghi, i batteri, gli insetti e gli animali che lo 
              invadono, di quanto non faccia da vivo, poiché l’unica 
              parte vivente di un albero è il cambium, (la parte più 
              interna tra phloem e xylem) che sta sotto la corteccia, quelli sono 
              gli strati viventi, tutto il resto è morto. 
              Quindi, quando muore, improvvisamente si accumulano un sacco di 
              organismi viventi che lo sfruttano e in questo modo diventa un albero 
              secco. 
              L’albero secco ha un ruolo importante nella foresta. Intanto, 
              le aquile e ogni specie di uccelli lo usano come osservatorio. Quell’albero 
              secco, a causa della caduta degli aghi, spogliato della sua chioma, 
              è ancora dimora per gli scoiattoli, per i picchi, e molte 
              altre cose. 
              Probabilmente, dopo circa 100 anni, quell’albero cadrà 
              e quando cade, naturalmente comincia a diventare nutrimento per 
              tutti i tipi di creature. E diventerà quello che viene chiamato 
              un ‘nurse log’ (tronco balia’). Ogni genere di 
              altre piante e alberi depositeranno i loro semi su questo albero 
              e sarà nutrimento per altri 300, 400, 500 anni o più. 
              Quindi, l’intero arco di vita di un albero continua ben oltre 
              la sua vera morte. 
              ……… 
              La gente non ha mai guardato gli alberi se non con i microscopi…. 
              Noi abbiamo avuto i microscopi per duecento anni, ma adesso abbiamo 
              strumenti molecolari con cui cominciare davvero a guardare le cose. 
              Ma il problema è questo: noi vediamo gli alberi attraverso 
              gli occhi che fondamentalmente dicono: ”Ah, legno. Possiamo 
              usarlo come legname, possiamo usare la polpa’. Abbiamo questo 
              punto di vista utilitaristico e abbiamo perso molto del senso di 
              meraviglia e di mistero e, cosa ancora più importante, non 
              lo consideriamo una creatura vivente, un nostro parente… 
              ………… 
              Quello che vorrei è che la gente leggesse questo libro e, 
              quasi ad ogni pagina, esclamasse ”Non ci avevo mai pensato 
              prima! E’ sorprendente” 
              Perché gli alberi, quando si comincia a guardare le loro 
              varie parti, sono davvero dei miracoli di ingegneria. Ecco cosa 
              fa l’evoluzione. 
              Mi auguro di essere riuscito a far capire che quando si guarda a 
              un individuo come questo, bisogna andare indietro all’origine 
              dell’universo e all’evoluzione della vita. Tutto ciò 
              è parte di quello che- come adesso comprendiamo- costituisce 
              l’albero. 
               
              testo 
              originale: Intervista di Ramona Koval, marzo 2005  
             
             
            
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