L’economia del cambiamento climatico è modellata dalla scienza. E’  questa che detta la struttura dell’analisi economica e delle politiche;  pertanto, cominciamo dalla scienza.
              Il cambiamento climatico indotto dall’uomo è causato dalle  emissioni di biossido di carbonio (CO2) e altri gas serra (GHG) che si sono  accumulati nell’atmosfera soprattutto negli ultimi 100 anni.
              La prova scientifica che il cambiamento climatico sia un tema grave  e urgente è adesso convincente. 
              C’è bisogno di un’azione forte che riduca le emissioni di gas serra  in tutto il mondo per ridurre il rischio di impatti molto dannosi e  potenzialmente irreversibili sugli ecosistemi, sulle società e sulle economie.  Con delle buone politiche i costi dell’azione non sono proibitivi e saranno  molto minori dei danni che si potranno evitare.
              Per invertire la tendenza delle temperature globali ad aumentare è  necessario un cambiamento immediato a livello mondiale verso un economia ‘low  carbon’. Rimandare rende il problema molto più difficile e le azioni per  affrontarlo molto costose. Gestire la transizione in modo efficace ed  efficiente pone delle sfide economiche ma offre anche delle opportunità che questo  rapporto intende esplorare.
              L’economia ha molto da dire, sia proposito della valutazione e gestione  dei rischi del cambiamento climatico e il modo in cui progettare la risposta  nazionale e internazionale, sia a proposito della riduzione delle emissioni e dell’adattamento  agli impatti che non possiamo più evitare. Se l’economia viene usata per  progettare politiche efficaci dal punto di vista dei costi, allora, l’azione  per affrontare il cambiamento climatico consentirà alle società di crescere  molto più rapidamente nel lungo termine di quanto faccia il non agire; noi  possiamo essere ‘verdi’ e crescere. Se non saremo ‘verdi’, alla fine  costituiremo una minaccia per la crescita, comunque la si misuri.
              Questo Rapporto adotta una prospettiva internazionale sull’economia  del cambiamento climatico. Il cambiamento del clima è un problema globale che  richiede una risposta globale. La scienza ci dice che le emissioni hanno gli  stessi effetti ovunque. L’implicazione dell’economia è che questo è chiaramente  e indubbiamente un problema di azione collettiva internazionale, con tutte le  difficoltà connesse al costruire una azione coerente e all’evitare le  iniziative indipendenti.
              Il nostro approccio pone l’accento su un certo numero di  temi-chiave.
            Adottare un approccio costante verso l’incertezza. La scienza del cambiamento climatico è attendibile e la  tendenza è chiara. Ma non sappiamo precisamente quando e dove accadranno  particolari impatti. L’incertezza sugli impatti rafforza l’argomento della mitigazione: questo Rapporto riguarda  l’economia della gestione di rischi molto grandi.
              
            Concentrarsi su uno studio  quantitativo del rischio, assistiti  dai recenti avanzamenti della scienza che hanno cominciato ad assegnare delle  probabilità alle relazioni tra le emissioni e i cambiamenti nel sistema  climatico e a quelle tra il clima e l’ambiente naturale.
            
            Adottare nella nostra  analisi, un approccio sistematico al trattamento dell’equità inter-generazionale, sostenuta da una considerazione su che  cosa le varie prospettive etiche implichino nel contesto del cambiamento  climatico. [  ]
            
            L’inazione adesso rischia di nuocere alle  prospettive delle future generazioni in particolare, ai più poveri. Un’analisi  economica  della politica coerente esige  di essere espliciti sugli effetti.
              Gli economisti descrivono il cambiamento climatico indotto  dall’uomo come una ‘esternalità’ e il clima globale come un ‘bene comune’.  Coloro che creano le emissioni di gas serra mentre generano l’elettricità,  alimentano le loro fabbriche, fanno esplodere i gas, tagliano le foreste,  volano con gli aerei, riscaldano le loro case o guidano le loro automobili, non  debbono pagare i costi del cambiamento climatico che deriva dal loro contributo  all’accumulazione di quei gas nell’atmosfera.
            Ma il cambiamento climatico ha alcune caratteristiche che lo  distinguono dalle altre esternalità. E’ globale nelle sue cause e nelle  conseguenze; gli impatti del cambiamento climatico sono persistenti e si  sviluppano nel lungo periodo; ci sono delle incertezze che impediscono la  quantificazione precisa degli impatti economici; e c’è un serio rischio di  cambiamenti maggiori e irreversibili con effetti economici non marginali.
Questa analisi ci ha portato a cinque gruppi di domande che  costituiscono le parti da 2 a  6 del Rapporto.  
            
              
                - Qual’è la nostra conoscenza dei rischi dell’impatto del cambiamento  climatico, dei loro costi e su chi ricadono?
 
                - Quali sono le opzioni per ridurre l’emissione dei gas serra e  quanto costano? Che cosa significa questo per l’economia della scelta di  percorsi di stabilizzazione nel mondo? Quali sono le opportunità economiche  generate dall’azione per ridurre le emissioni e adottare nuove tecnologie?
 
                - Per la mitigazione del cambiamento climatico, quali strutture e  politiche di incentivi saranno le più efficaci efficienti ed eque? Quali sono  le implicazioni per la finanza pubblica?
 
                - Per l’adattamento, quali sono gli approcci adeguati e come  dovrebbero essere finanziati? Come possono funzionare gli approcci alla  mitigazione e all’adattamento a un livello internazionale?
 
              
              Parte I
              Il cambiamento climatico: il nostro approccio
              
                Il clima è  un bene pubblico: coloro che non sono in grado di pagare per  questo bene non possono essere esclusi dal  godimento dei suoi benefici, e il godimento del clima da parte di una persona  non riduce la capacità di goderne degli altri. I mercati non offrono  automaticamente il genere e la  quantità  giusti di beni pubblici, perché in assenza di politiche pubbliche ci sono limitati  ritorni (se non nessuno) per i privati che volessero investire in beni quali  l’energia, l’uso del suolo, l’innovazione, etc: in questo caso, i mercati dei  beni e dei servizi non riflettono le conseguenze dei differenti consumi e delle  scelte degli investimenti per il clima. 
                Perciò il  cambiamento climatico è un esempio del fallimento del mercato che comprende le  esternalità e i beni pubblici […]
                La teoria  fondamentale delle esternalità e dei beni pubblici è il punto di partenza delle  analisi economiche sul cambiamento climatico e questo Rapporto non costituisce  una eccezione… Ma le caratteristiche   specifiche di questa particolare esternalità richiedono, come vedremo,  che le analisi economiche si spingano molto oltre.
                La scienza del cambiamento climatico ci dice che questo è un genere  di esternalità molto diverso da quelli comunemente analizzati. Il cambiamento  climatico ha delle caratteristiche specifiche che tutte insieme pongono delle  sfide particolari alla teoria economica standard delle esternalità.
                
              Ci sono quattro temi distinti da considerare […].
              
                - Il cambiamento  climatico è un’esternalità che è globale sia nelle cause che nelle conseguenze.  L’impatto incrementale di una tonnellata di GHG sul cambiamento climatico è  indipendente dal luogo in cui viene emessa (diversamente da altri impatti  negativi come l’inquinamento dell’aria e i suoi costi per la salute pubblica),  perché i GHG si diffondono nell’atmosfera e perché il cambiamento climatico  locale dipende dal sistema climatico globale. Mentre paesi diversi producono  volumi differenti, il danno marginale di una unità extra è lo stesso sia che  provenga dal Regno Unito che dall’Australia.
 
                - Gli impatti del cambiamento climatico sono persistenti e si  sviluppano nel tempo. Una volta nell’atmosfera, qualche gas serra ci resta per  centinaia di anni. Inoltre il sistema climatico è lento a rispondere agli  aumenti delle concentrazioni atmosferiche di GHG e ci sono ritardi ancora  maggiori nella risposta ambientale, economica e sociale al cambiamento  climatico.
 
                -  Gli effetti dei gas serra si stanno  facendo sentire adesso e continueranno nel lungo termine.
                  Le incertezze sono notevoli, sia  sulla dimensione potenziale, sul tipo e sulla tempistica degli impatti, che sui  costi della lotta al cambiamento climatico, per cui la struttura usata deve  essere capace di gestire il rischio e l’incertezza. E’ probabile che gli  impatti  avranno un effetto significativo  sull’economia globale, se non si agisce per prevenire il cambiamento climatico,  per cui l’analisi deve considerare possibilmente i cambiamenti non-marginali  delle società, non solo i piccoli cambiamenti sensibili all’apprezzamento di un  progetto ordinario […]
                 
              
              Etica, benessere e politica  economica
              Le caratteristiche specifiche dell’esternalità costituita dal  cambiamento climatico, pongono questioni difficili rispetto all’approccio  standard dell’economia e del welfare alla politica. 
              […] Gli effetti del cambiamento climatico sono globali, inter-temporali  e fortemente iniqui. In generale, i paesi poveri, e i poveri di qualunque  paese, soffrono di più, nonostante siano i paesi ricchi i responsabili  dell’accumulo delle emissioni nel passato.
                
              […] L’etica fondante dell’economia del benessere, su cui si basa gran  parte dell’analisi standard della politica pubblica, si concentra sulle  conseguenze della politica del consumo di beni e di servizi da parte degli  individui di una comunità. Questi beni e questi consumi sono generati dal  lavoro, dal risparmio, dalla conoscenza e dalle risorse naturali. In questa  prospettiva si considera che da questo consumo derivi il benessere degli  individui.
              In questo approccio, l’obiettivo è quello di  elaborare le politiche definite da un ‘decision-maker’ che agisce per conto  della comunità e il cui ruolo è quello di migliorare, o ottimizzare, soprattutto  il benessere generale. Questo dipende dal benessere di ciascun individuo della  comunità stessa. Quando i beni e i servizi vengono definiti in modo ampio,  possono includere, per esempio, l’educazione, la salute e i beni che emergono  in momenti differenti e in differenti circostanze. Perciò la teoria comprende  il tempo e l’incertezza, e, nella misura in cui gli individui valutano  l’ambiente, anche questo fa parte dell’analisi. Molti beni o servizi, compresi  l’educazione, la salute e l’ambiente, hanno un doppio ruolo: il loro  apprezzamento diretto, da parte delle persone,  si trasforma in input per l’uso o l’acquisizione di altri beni di consumo. In gergo,  sono sia obiettivi che strumenti. 
              La teoria economica standard si concentra sui flussi di beni e  servizi nel tempo e sulla loro  distribuzione. L’elenco dei beni e dei servizi dovrebbe includere il consumo  (di solito di denaro o del suo equivalente), l’educazione, la salute e  l’ambiente […]
La struttura etica dell’economia del benessere guarda  principalmente solo alle conseguenze delle azioni (un approccio spesso  descritto come ‘consequenzialismo’) e poi valuta le conseguenze in termini di  impatti sull’utilità (un approccio descritto come 'welfarism'). In quest’ultimo  non c’è spazio per le dimensioni etiche che riguardano i processi attraverso  cui si raggiungono i risultati.
Alcune nozioni differenti di etica, comprese quelle basate sui  concetti di diritti, giustizia e libertà, invece, considerano il processo.  Altre, come la sostenibilità e la stewardship enfatizzano particolari aspetti delle conseguenze delle decisioni per gli  altri e per il futuro.
Tuttavia, le conseguenze sulle quali la maggior parte di queste  nozioni si concentrerebbero per ogni generazione, spesso hanno forti  somiglianze: soprattutto, riguardo all’attenzione per il consumo, l’educazione,  la salute e l’ambiente. E tutte le prospettive terrebbero conto della  distribuzione dei risultati, all’interno e tra le generazioni, insieme ai  rischi connessi alle differenti azioni, adesso e nel tempo.
              […] Storicamente i paesi ricchi  hanno prodotto la maggior parte delle emissioni di gas serra.
              Sebbene tutti i paesi siano  colpiti dal cambiamento climatico, lo sono in modo diverso e in diversa misura.  I paesi in via di sviluppo saranno colpiti duramente, per tre ragioni: la loro  geografia, la loro dipendenza più forte dall’agricoltura, e perché avendo  minori risorse sono più vulnerabili. C’è dunque una doppia inequità nel cambiamento  climatico: i paesi ricchi hanno una responsabilità speciale per aver portato il  mondo al  punto in cui siamo e per le  conseguenze che scaturiranno da questo difficile punto di partenza, mentre i  paesi poveri saranno particolarmente e gravemente colpiti.
              Parte II 
              Gli  impatti del cambiamento climatico sulla crescita e lo sviluppo. 
              
              In che  modo il cambiamento climatico colpirà le popolazioni del mondo? 
              
                - Il  cambiamento climatico costituisce una minaccia per gli elementi fondamentali  della vita delle popolazioni in tutto il mondo: acqua, cibo, salute e uso del  suolo e ambiente. 
                Con le tendenze attuali, le temperature medie globali potrebbero  innalzarsi di 2-3 gradi C° nel corso dei prossimi 50 anni provocando molti  impatti gravi, spesso mediati dall’acqua, con frequenti siccità e alluvioni.  
                - Lo  scioglimento dei ghiacciai aumenterà il rischio delle alluvioni durante  la stagione umida e nella stagione secca, ridurrà notevolmente gli approvvigionamenti  di acqua per 1/6 della popolazione mondiale, soprattutto nel sub- continente  indiano, in parte della Cina, nelle Ande e nel Sud America.
 
                - La  diminuzione dei raccolti, specialmente in Africa, priverà  probabilmente centinaia di milioni di persone della capacità di produrre o  acquistare cibo sufficiente- in particolare se l’effetto della fertilizzazione  del carbonio sarà minore del previsto, come suggeriscono alcuni studi recenti.
 
                - L’acidificazione  degli oceani, un risultato diretto dell’aumento dei livelli di biossido di  carbonio, avrà gravi effetti sui sistemi marini, con possibili conseguenze  negative sulla pesca.
 
                - L’aumento  del livello dei mari, avrà come risultato che decine di centinaia di milioni di persone  saranno colpite dall’alluvione con un aumento di temperature di 3 o 4 C°. Ci  saranno seri rischi e crescenti pressioni per la protezione delle coste nel Sud  Est asiatico (Bangladesh e Vietnam), nelle piccole isole dei Carabi e del  Pacifico e nelle grandi città costiere come Tokyo, Shanghai, Hong Kong, Mumbai,  Calcutta, Karachi, Buenos Aires, ST. Pietroburgo, New York, Miami e Londra.
 
                - Il cambiamento climatico farà crescere il numero di decessi per malnutrizione e stress da calore. Malattie  come la malaria  potrebbero dilagare se  non si mettono in atto misure di controllo efficaci. Alle latitudini più alte,  i decessi causati dal  freddo, diminuiranno.  Verso la metà del secolo, 200 milioni di persone si trasferiranno in modo permanente a causa dell’innalzamento del  livello del mare, delle alluvioni sempre più pesanti e delle sempre più intense  siccità.
 
                - Gli  ecosistemi saranno particolarmente vulnerabili, e uno studio ha stimato che  dal 15 al 40% delle specie si estingueranno con un aumento di temperatura di 2  C°. Una forte siccità sull’Amazzonia, secondo le previsioni di alcuni modelli  climatici, avrà come conseguenza  la  morte della foresta più ricca di biodiversità  del pianeta. 
 
              
Le conseguenze del cambiamento climatico  diventeranno sproporzionatamente più dannose con l’aumentare del riscaldamento. Le alte  temperature aumenteranno la probabilità che si scatenino cambiamenti di grande  scala che a loro volta sconvolgeranno intere regioni, provocando migrazioni e  conflitti.
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Il Rapporto sull’Economia del Cambiamento Climatico, pubblicato il  30 ottobre, ha generato un sostanziale interesse e un dibattito. Abbiamo avuto  l’opportunità di presentarlo a un vasto pubblico compresi gli economisti, gli  scienziati, i manager manager e la comunità internazionale inclusi i  partecipanti alla Conferenza di Nairobi, all’UNFCCC e ai politici della  Commissione Europea e della Unione Africana.[…]
 Due conclusioni chiave che derivano dalla nostra analisi della  scienza e dell’economia del cambiamento climatico offrono un fondamento  importante alla questione dell’urgenza di agire.
Innanzi tutto, in uno scenario del  ‘business-as-usual’ la quantità di gas serra -entro la fine del secolo- secondo  l’IPCC potrebbe triplicarsi (850 ppm) rispetto ai livelli pre-industriali, mentre  altri suggeriscono che questo livello potrebbe quadruplicarsi.
La conoscenza scientifica attuale suggerisce che nel primo caso ci  sarebbe almeno il 50% di rischio che le temperature, nei decenni che seguiranno,  superino i 5C° rispetto ai livelli pre-industriali.
Nella Parte II del Rapporto abbiamo messo insieme tutto ciò che si  può dire sugli impatti alle alte temperature, basandoci sullo stato attuale  della scienza. Questa analisi ci ha portato alla seconda conclusione generale e  cioè che gli impatti del cambiamento climatico nelle sue molteplici dimensioni  probabilmente saranno ‘convessi’, con danni marginali che aumentano fortemente  all’aumentare delle temperature. La maggior parte delle analisi sugli impatti si  concentra su livelli di riscaldamento attorno ai 2-3C° sopra quelli  pre-industriali. Si sa poco sul modo in cui l’ambiente e la società umana  risponderebbero ad aumenti maggiori della temperatura. Un aumento di 5C° alla  scala globale sarà molto al di fuori dell’esperienza della civiltà umana e  trasformerà i luoghi in cui viviamo e i nostri modi di vivere. Le analisi  presentate nei capitoli 3-5, dimostrano i grandi pericoli che derivano dal  consentire alle temperature di aumentare, in termini di ambiente, salute,  crescita economica e sviluppo. Il capitolo 3 dimostra che molti degli impatti  climatici aumentano fortemente al crescere delle temperature.
E ancora, l’attuale conoscenza suggerisce che ad alti livelli di  temperatura, il rischio di cambiamenti più grandi e irreversibili del clima,  degli ecosistemi e della società sono veramente reali. 
Questi comprendono cambiamenti fisici quali un collasso delle  correnti oceaniche e anche il rischio di maggiori cambiamenti sociali, come le  migrazioni di massa e l’instabilità politica.
Mettendo tutti gli impatti insieme si ha un quadro  degli impatti che aumentano con le temperature insieme ai danni causati da ogni  aumento marginale. E’ probabile che le alte temperature generino un ambiente  ostile ed estremo per le attività umane in molte parti del mondo. E’  la scala di questi rischi e una valutazione della gravità delle disastrose  conseguenze a richiedere un’azione forte e immediata per stabilizzare le  emissioni al di sotto delle 550pm di CO2. Si deve considerare che i rischi  possono essere sostanzialmente ridotti con una spesa di circa l’1% del GDP  all’anno, senza dimenticare che i costi della stabilizzazione ad ogni livello,  aumenterebbero rapidamente qualora non si agisse.