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           LA NATURA HA UNO SCOPO?             
            di Fritjof Capra, 1998  
            traduzione di Franca Bossalino 
            
            Ordine e cause 
              L’esperienza  del mondo come ordinato e governato dalle leggi della natura è stata al centro  della filosofia naturale fin dall’inizio. Ecco perché i Greci chiamavano il mondo kosmos (ordine armonioso). Il concetto  di ordine implica l’esistenza di relazioni definite tra le cose e gli eventi. Ervin Laszlo, esperto della filosofia  della scienza e della teoria dei sistemi, scrive <In un  mondo in cui nessun sistema è completamente chiuso, isolato dal suo intorno, la  cieca casualità non può esistere: ci sono delle interconnessioni che forniscono  un complesso e, a volte, sottile carattere a tutti gli eventi.> 
               
              Le Quattro cause di Aristotele 
              La “causa” si riferisce alla relazione ordinata nel  tempo. Quando chiediamo <perché?> riguardo a un evento, possiamo voler  dire sia <quale scopo aveva questo evento?> sia <quali circostanze lo  hanno causato?> La risposta alla prima domanda è una spiegazione della causa  finale, la risposta alla seconda è una spiegazione nei termini della relazione  causa-effetto. Aristotele postulò quattro cause per tutti i fenomeni, due  interne e due esterne. Le due cause interne sono materia e forma. Le due cause  esterne sono la causa efficiente, che genera il fenomeno pensato nella sua  azione e la causa finale che determina l’azione della causa efficiente,  attribuendole un obiettivo e uno scopo. In tutti gli altri filosofi, le cause  dei fenomeni sono state indagate all’interno delle quattro dimensioni definite  da Aristotele.  
               
              Vitalismo e  Tecnologia 
              Nella scienza moderna, sotto l’influenza della  fisica, il concetto di causa è stato ridotto alla causa efficiente. Il termine  moderno “causalità” denota la relazione tra la causa efficiente e il suo  effetto. La questione sull’esistenza o meno della causa finale è riapparsa in  biologia, nel dibattito tra i meccanicisti e i vitalisti. Mentre i meccanicisti  sostengono che tutti i fenomeni biologici potrebbero essere spiegati nei  termini delle leggi della fisica e della chimica, i vitalisti postulano  l’esistenza di un agente causale - non fisico- che dirige i processi della  vita- che si oppone alla spiegazione meccanicista. La teleologia- dal greco telos (fine, scopo), asserisce che l’agente causale postulato dal  vitalismo è finalista e che nella natura c’è una intenzione e un progetto.  
               
              Darwinismo e  Neo-Darwinismo  
              All’interno del pensiero evoluzionista, il pensiero  meccanicista è rappresentato dalla scuola del neo-Darwinismo che oggi viene  insegnato come teoria fondamentale dell’evoluzione, nei dipartimenti di  biologia di tutto il mondo. E’ importante, secondo me, fare una  distinzione tra Darwinismo e neo-Darwinismo. 
              La  riflessione centrale di Darwin, cioè, che tutte le forme di vita sono emerse da  una comune ascendenza per mezzo di un processo di variazioni continue, seguito  dalla selezione naturale, è accettata oggi da tutti gli scienziati. Quello che  c’è di meccanicistico nell’asserzione neo-darwinista è che tutte le variazioni  evolutive siano il risultato di mutazioni casuali- cioè da casuali cambiamenti  genetici- seguiti dalla selezione naturale. Il genetista Jacques Monod ha  espresso il dogma neo-Darwinista chiaramente e con forza: “Solamente il caso è l’origine di ogni innovazione, di tutta la  creazione nella biosfera.” Nel pensiero evoluzionista, dunque, il dibattito  tra vitalismo e meccanicismo è ridotto a due alternative assolute. L’origine  della creatività della natura è o un progetto con uno scopo o una serie di  casuali cambiamenti genetici. 
               
  La visione sistemica dell’evoluzione 
              La teoria attualmente emergente dei sistemi viventi  che comprende approfondimenti della teoria del caos e della teoria della  complessità, implica una nuova comprensione dell’evoluzione che ci permette di  superare il dibattito tra meccanicismo e teleologia. Piuttosto che vedere l’evoluzione come il risultato di  mutazioni casuali, stiamo cominciando a riconoscere il creativo dispiegarsi della  vita in forme di sempre crescente diversità e complessità come una  caratteristica intrinseca di tutti i sistemi viventi. 
              La  riflessione chiave che ci porta a una nuova comprensione dell’evoluzione è il  riconoscimento che tutti i sistemi viventi sono sistemi aperti, che si nutrono  di un flusso continuo di energia e materia. 
              Studi  dettagliati della fisica e della chimica su questo flusso di materia ed energia  attraverso il sistema, hanno portato alla teoria delle strutture dissipative  sviluppata di Ilya Prigogine. Una struttura dissipativa è un sistema aperto che  si mantiene in uno stato lontano dall’equilibrio. La dinamica di una struttura  dissipativa include l’emergenza spontanea di una nuova forma di ordine nei  punti di instabilità. Questo fenomeno dell’emergenza, noto anche come  auto-organizzazione, è stato riconosciuto come l’origine dinamica della  crescita, dello sviluppo e dell’evoluzione. 
              Secondo  la nuova comprensione sistemica dell’evoluzione, la forza che sostiene il  dispiegarsi della vita non può trovarsi negli eventi casuali delle mutazioni, ma  nell’intrinseca tendenza della vita a creare l’innovazione attraverso  l’emergenza spontanea di ordine e di complessità crescente.    
               
  Materia e Forma 
              In tutta la storia della scienza occidentale c’è  stata una tensione fondamentale tra due approcci molto diversi rispetto alla comprensione  della natura, che sono rappresentati dalle due cause interne di Aristotele. Uno  è lo studio della materia (o sostanza, struttura, quantità); l’altro è lo  studio della forma (o modello, ordine, qualità). Nella scienza classica lo  studio della materia era dominante, ma nella scienza sistemica è  prepotentemente ri-emerso lo studio della forma. 
              Il pensiero sistemico è un pensiero contestuale- pensare  in termini di relazioni, connessioni e contesto. I primi pensatori sistemici  definirono il modello di organizzazione di un sistema come una configurazione  di relazioni.  
              Gli  ecologi hanno riconosciuto la rete come il modello base dei sistemi viventi. I  cibernetici hanno identificato il feed-back come un modello circolare di legami causali e la nuova matematica della  complessità è una matematica di modelli visuali.  
               
  Ordine e significato  
              La  scienza dei sistemi vede tutta la materia, vivente e non vivente, come  fondamentalmente ordinata e organizzata. I modelli dell’organizzazione sono  modelli di relazioni di due tipi: relazioni tra le componenti di un sistema e  relazioni tra il sistema come insieme e l’ambiente. Quest’ultimo è quello che  intendiamo per contesto. La scienza dei sistemi spiega le proprietà delle cose  nei termini delle loro relazioni all’intero di un insieme più grande. Se  definiamo il significato come l’esperienza umana del contesto, possiamo dire  che la natura, come viene descritta dalla scienza dei sistemi, è ordinata,  organizzata e profondamente significante. 
               
  Cognizione, consapevolezza e intenzione 
              Una differenza importante tra lo schema di  Aristotele e la scienza dei sistemi contemporanea è che le cause finali (intenzione,  obiettivo, piano, ecc.) non hanno alcun ruolo nella visione sistemica  dell’evoluzione, per quanto riguarda l’evoluzione non-umana. A questo riguardo,  la nuova visione sistemica è d’accordo con la scienza classica. Comunque, le  cause finali sono importanti nello studio delle cose umane.  
              Una  delle grandi conquiste della scienza dei sistemi contemporanea, secondo me, è  la chiarificazione della relazione tra intenzione e consapevolezza umana.  Secondo la cosiddetta teoria della cognizione di Santiago, il processo della  conoscenza è identico al processo della vita e perciò è una caratteristica  essenziale di tutti i sistemi viventi. Ciò significa che tutta la natura  vivente è considerata consapevole e intelligente senza bisogno di avere un  progetto o un’intenzione generale. 
              Per  gli umani (e in qualche misura anche per alcuni primati), la cognizione  comprende l’astrazione e il linguaggio che implicano la consapevolezza di sé,  il pensiero concettuale, i valori e tutte le altre caratteristiche della coscienza  e della cultura umane. 
              Con  il nostro potere di astrazione, siamo in grado di formare immagini mentali come  rappresentazione dei fenomeni fisici. L’abilità nel formare tali immagini  mentali è necessaria per la identificazione di uno scopo, o obiettivo, ed è  perciò necessaria per le cause finali. 
              Ciò significa che le cause finali non hanno un ruolo nel mondo non-umano (a  parte qualche specie di animali superiori), ma sono un fattore critico in tutti  i fenomeni sociali e culturali che coinvolgono gli esseri umani. 
               
  Sintesi 
              La Natura ha uno scopo?  
            Nel contesto della scienza dei sistemi contemporanea,  la risposta a questa domanda potrebbe essere la seguente: la Natura è ordinata,  organizzata e profondamente significante. L’identificazione di una intenzione  richiede la capacità di formare immagini mentali che è la caratteristica della  coscienza umana. Intenzione, obiettivo e strategie sono fattori critici in  tutti i fenomeni sociali e culturali che coinvolgono gli esseri umani, ma non  hanno alcun ruolo nella natura non-umana, tranne alcune specie di animali  superiori. 
             
            
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