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            Fritjof Capra 
            La rete della vita 
              estratto dall'intervista di Jeffrey Mishlove, in  Thinking Allowed, 2010 
              traduzione di Franca Bossalino 
            E’ necessario un cambiamento nel nostro  modo di pensare il mondo che impone uno spostamento della nostra attenzione  dagli “oggetti” alle “relazioni”. Noi vediamo le cose in modo molto frammentato  e uno dei motivi per cui stiamo distruggendo l’ambiente da cui la nostra vita  dipende, è che non conosciamo abbastanza gli ecosistemi – molti di noi non li  conoscono. Per conoscerli, dobbiamo sapere qualcosa sull’ecologia. L’ecologia è  la scienza delle relazioni; l’ecologia è lo studio delle relazioni esistenti  tra i membri della dimora (oikòs) Terra e più precisamente del modo in cui ogni  cosa -nella dimora Terra- è interconnessa. Non tenendo conto di questo – o  ignorandolo- noi facciamo un sacco di danni a noi stessi. Pertanto, dobbiamo  imparare a passare dalla percezione degli oggetti alla percezione delle  relazioni e dei processi. Questo è il cambiamento che è in atto oggi.  
              Nel XX secolo è emersa una interessante  discussione tra la visione  “meccanicista”  scaturita direttamente dal pensiero di Cartesio (il mondo è una macchina, gli  animali sono macchine, il corpo umano è una macchina..) e la visione  -cosiddetta- “vitalista” che non condivideva  la visione meccanicista perché insufficiente a descrivere e comprendere la vita  sulla base delle leggi  della fisica e  della chimica. Per comprendere la vita c’era bisogno di qualche altra cosa che  stava al di sopra di tutto e che secondo loro era la “forza vitale”- un’entità  non materiale al di fuori dei fenomeni materiali che -per così dire- li  illuminava rendendoli intelligibili. 
              Da quel dibattito emersero i pensatori  sistemici che non erano d’accordo né con l’una né con l’altra posizione e che sostenevano  che se era vero che le leggi della fisica erano insufficienti- era anche vero che  non c’era alcun bisogno di un’entità non-materiale; quello che era necessario per  la conoscenza della vita era  comprendere  l’organizzazione della materia vivente e le relazioni. 
              Ma queste relazioni sono inerenti alla materia  vivente, sono incorporate al suo interno, perciò non è necessario andare al di  fuori di essa a cercare la forza vitale, basta soltanto capire le relazioni che  formano il modello delle organizzazioni. Da ciò è scaturito il pensiero  sistemico. 
            Una famosa frase coniata dai primi  pensatori sistemici è la seguente: <L’intero è più grande della somma delle  sue parti> Questo è stato il punto di partenza. Ma che cosa vuol dire? Cosa  significa concretamente? Che cosa bisogna aggiungere alle parti per ottenere l’intero  vivente?  I vitalisti dicevano: la forza  vitale; i pensatori sistemici dicevano: quello che dobbiamo aggiungere sono le  relazioni. 
               
              Approfondendo le teorie del pensiero  sistemico e la sua evoluzione dagli anni 30/40 agli anni 80, F.Capra ha elaborato  la sua sintesi: 
              ci sono stati due approcci per conoscere la Natura in competizione nel  corso della storia della filosofia e della scienza occidentale. 
              1) il primo comincia con la domanda “di che cosa è fatto? – e questo è stato l’approccio dominante: si riducono le  cose in pezzi, si studiano le parti principali, i componenti, gli elementi, si  studiano la materia, le quantità, le strutture etc. 
              2) il secondo approccio comincia con la  domanda “qual è il modello”? – e  quando si studia il modello, si studiano le relazioni, le qualità,  l’organizzazione. 
               
              La sintesi di Capra consiste nella  unificazione dei due approcci. Infatti- come afferma lo scienziato- quando  vogliamo conoscere la vita sono necessari tutti e due: bisogna conoscere il DNA,  le macromolecole e tutta la biologia molecolare, ma anche i modelli della vita e  come le cose sono relazionate tra loro. E quando si entra nel dettaglio di come  sintetizzare i primi due, si scopre che c’è bisogno di una terza cosa- il  processo. Bisogna capire il processo della vita. 
              In questa sintesi ci sono 3 prospettive  sulla vita -potremmo chiamarle dimensioni concettuali: la struttura, il modello, il processo -una di queste è materiale- (la struttura),  le altre due sono immateriali. Dunque la visione di Capra e solo per 1/3 materialistica!  Comunque, Capra crede che la mente e la consapevolezza emergano dalla  materia. A un certo livello di complessità, l’organizzazione diventa tale che i  processi e i modelli coinvolti siano quelli che noi associamo alla vita, quelli  dei sistemi viventi. Dobbiamo capire la vita per comprendere la coscienza.  Molti fisici oggi stanno tentando di comprendere il fenomeno della coscienza  sulla base della fisica quantistica -Capra crede che stiano seguendo la strada  sbagliata, perché la coscienza è associata alla vita. 
            Quale è il modello della vita? 
              Una delle svolte, nei primi anni del  pensiero sistemico, fu quella di pensare alla vita, in tutti i suoi aspetti, come  a una rete. Ogni qualvolta siamo in presenza di un ‘sistema vivente’, siamo in  presenza di una rete, una rete di relazioni. Quindi il modello  fondamentale della vita è la rete. Ma come sappiamo bene non ogni rete è un  sistema vivente. 
              Qual è la caratteristica-chiave delle reti  della vita?  
              E’ il feed-back. (retroazione = Effetto retroattivo di un messaggio su chi lo ha  prodotto/ Effetto di un evento su chi lo ha generato)   
              In una rete vivente, l’informazione passa da un nodo a un altro, da  questo a un altro ancora e via dicendo, e infine ritorna indietro fino  all’origine che l’ha inviato. Attraverso questo processo la rete della vita può  auto-correggersi. Se in una comunità (se questa è veramente una rete di  comunicazione) facciamo qualcosa di sbagliato, tecnicamente, strategicamente o  moralmente, una parte dell’informazione torna indietro segnalando l’errore e a  quel punto si può correggere. Grazie al feed-back, la comunità può auto-correggersi  e questo vale in tutti i sistemi viventi.  Dunque i sistemi viventi possono  auto-regolarsi e auto-organizzarsi.  
            video originale 
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