Che cosa dell’Ecologia è rilevante per il progetto? (estratto)
di James R. Karr
traduzione di Franca Bossalino

(continua)
L’efficienza dei sistemi ecologici è ineguagliabile. Il riciclo è lo standard nei sistemi chiusi; non ci sono rifiuti. L’aria e l’acqua non vengono inquinate tanto da causare un collasso ecologico.
Anche la bellezza delle piante e degli animali, dei paesaggi estesi, ispirano gli uomini.
Ma questi sistemi stanno collassando in grande misura a causa dell’attività umana, la principale forza del cambiamento che esiste sulla superficie della Terra.
All’inizio del XXI secolo abbiamo bisogno di una nuova scienza e di una nuova arte della cura della casa (l’originario significato di economia), che ci aiutino a capire e interpretare le conseguenze dei cambiamenti indotti dall’uomo.
Abbiamo bisogno di una nuova visione del progetto e del suo scopo. Dobbiamo trovare un equilibrio tra la nostra economia industriale moderna – e il progetto che la sostiene- e le economie naturali dei territori in cui viviamo.
Come individui e come società dobbiamo capire le conseguenze delle nostre azioni nel presente e nel futuro; il pensiero ecologico è e continuerà ad essere centrale per realizzare questo proposito.
I progettisti avranno un ruolo fondamentale in una nuova visione della cura della casa. La loro tradizione artistica- trovare soluzioni ai problemi progettuali uniche ed esteticamente piacevoli- è stata sempre modellata dai limiti funzionali ed economici.
Adesso debbono aggiungere una terza dimensione al loro pensiero e alla loro formazione: il pensiero ecologico con i suoi limiti e la sua ispirazione.
Sebbene la sua importanza relativa possa variare alquanto nei vari progetti, le tre E- estetica, economia ed ecologia- sono cruciali in qualunque progetto[…]
[…]Il buon progetto richiede l’intelligenza ecologica, una familiarità intima con i modi in cui la natura opera.[…]

Quale crisi ecologica ?
La crisi consiste nel fatto che i sistemi viventi sono minacciati dalle azioni della società umana. L’impoverimento biotico è oggi visibile in alcune forme principali.
La perdita delle specie, la distruzione dei territori agricoli, la deforestazione e lo spopolamento dei mari e dei fiumi, la perdita della diversità culturale umana, la decadenza dei centri urbani, l’instabilità politica e l’esposizione dell’umanità a rischi ambientali crescenti- specialmente le minoranze e i più deboli economicamente, ovunque siano- il degrado della qualità della vita umana.
Tutte insieme, le molte facce dell’impoverimento biotico mostrano le sfide che i sistemi viventi si trovano ad affrontare nel XXI secolo. E anche la stretta connessione tra le preoccupazioni ambientali e quelle sociali.
I sistemi biologici locale, regionale, globale non sono più quelli che erano trecento anni fa e il cambiamento minaccia i sistemi che sostengono la vita della società umana[…]
[…] Riconoscerlo è anche essenziale per invertire la tendenza.
Alla radice della decadenza ecologica c’è una società che agisce come se il degradarsi dei sistemi viventi non comportasse alcun rischio.
L’economia neoclassica ha rafforzato il dominio arbitrario dell’uomo sulla ricchezza gratuita della natura e ha portato guadagni senza precedenti al benessere sociale in alcuni luoghi, ma sembra anche che sia stata la causa del divorzio dell’economia umana da quella naturale. Le sfide ambientali affrontate dalla società moderna sono un risultato diretto del fallimento diffuso dell’umanità nel comprendere i rischi associati al degrado dei sistemi viventi.
Peggio di così, forse, è il fallimento che segue l’azione intrapresa quando si conoscono i rischi.[…]

Pensiero ecologico e Ispirazione progettuale
La disciplina dell’Ecologia dovrebbe essere più efficace nel comunicare le connessioni tra i bisogni della società umana e la comprensione dei principi ecologici, dei modelli e dei processi.
Credo che dovrebbe sostenere anche l’ispirazione creativa che è centrale nel progetto, dal paesaggio, all’architettura, all’ingegneria.
Come nota David Orr: “La civiltà industriale, naturalmente, non era affatto progettata. Era soprattutto imposta da individui determinati, armati di una qualunque dottrina del progresso che richiedeva una omogeneizzazione di natura e società.”

La conoscenza dei sistemi viventi non è stata una componente chiave della struttura concettuale della pratica progettuale.
Il buon progetto ecologico dovrebbe concentrarsi sulle scale spaziali e temporali corrette, sulla semplicità, sull’efficiente uso delle risorse, sull’adattamento tra mezzi e fini, sulla durata, la ripetizione e la resilienza. Il progetto inoltre deve essere specifico del luogo. Il progetto dovrebbe concentrarsi su più di un problema alla volta per evitare indesiderati effetti collaterali.
Orr osserva:
1) Fino a che la terra e l’energia costavano poco e il mondo era relativamente vuoto, non avevamo bisogno di padroneggiare la disciplina del buon progetto.
2) L’intelligenza del progetto fallisce quando l’avidità, l’interesse egoistico, e l’individualismo prendono il sopravvento. Il buon progetto è un processo cooperativo di una comunità che richiede persone che condividano valori, comprensione delle conseguenze e obiettivi che le uniscano e le tengano insieme.
3) Il progetto mediocre è il risultato di menti mediocremente attrezzate. Il buon progetto richiede il pensiero ecologico, cioè uno sforzo consapevole per evitare conseguenze biologiche inaspettate. Senza il pensiero ecologico assisteremo al collasso della nostra società tecnologica a causa della disintegrazione biologica che avremo noi stessi provocato.[…]

[…] nella mia esperienza, i membri migliori di un gruppo interdisciplinare ideale hanno una conoscenza profonda del proprio campo e sono aperti ad imparare dagli altri. Vogliono stabilire una base per comunicare attraverso le discipline. Sono pronti a chiedere spiegazioni quando non capiscono. Sono pronti a sfidare, con rispetto e mente aperta, il dogma della propria disciplina e di quelle degli altri.
Il più importante attributo di tutti i membri di un vero gruppo interdisciplinare è il riconoscimento del fatto che nessun individuo è preparato abbastanza e che nessuna disciplina è ampia abbastanza da cogliere le molte dimensioni della complessità dei temi ecologici che stanno di fronte alla società moderna.
I progettisti che sono orgogliosi di essere generalisti, possono e debbono svolgere un ruolo chiave nel riunire le diverse discipline. Ma il loro successo dipende da molto di più che da una familiarità superficiale con le tre E fondamentali- estetica, economia, ecologia.
Il successo nel proteggere l’ambiente e la qualità della vita della gente richiede la sintesi interdisciplinare e una comunicazione che renda chiara la sfida reale e la soluzione praticabile. Come si fa ?
David Orr, uno dei più rispettati educatori ambientali, non domanda che cosa è rilevante dell’ecologia, ma quale conoscenza è necessaria per formare persone integre con una mente aperta ‘che si uniscano alla lotta per un mondo umano e sostenibile.’ Il suo approccio ha meno a che fare con l’ecologia come scienza e con i suoi concetti, e più con la creazione di un ‘Programma di Studi per l’Alfabetizzazione Ecologica’ (uno sforzo per alimentare il pensiero ecologico, inteso come un antidoto al pensiero di Bloom in ‘La chiusura della mente americana’) di cui fanno parte un certo numero di libri raccolti per argomento:
‘Come funziona il mondo’, ‘Tendenze, Previsioni, Probabilità, Possibilità, Incertezze’, ‘Le fonti dei problemi ambientali’, ‘La questione della conoscenza scientifica,’ ‘Le idee di natura’, ‘E la natura umana’, ‘Il concetto di sostenibilità’, ‘Strumenti di analisi’, ‘Risorse/Prospettive’.
L’obiettivo di Orr è di mostrare che la crisi della sostenibilità ha radici che si estendono dalle politiche pubbliche e dalle tecnologie, ai presupposti sulla scienza, la cultura, la natura umana.[…]

[…] Quando le azioni umane alterano i sistemi molto spesso è difficile definire la causa che è alla radice dei cambiamenti o, perfino, discernere i modelli che possono suggerire che il collasso è vicino. Le traiettorie dei sistemi naturali spesso includono cicli di abbondanza o altri aspetti della condizione del sistema. Le traiettorie spesso cambiano drasticamente sotto l’influenza delle azioni umane.
Il più delle volte sappiamo molto sugli effetti delle nostre azioni, a breve termine, diretti e immediati. Le conseguenze dirette, ma più approssimative o più remote, hanno bisogno di essere conosciute meglio, come le conseguenze ritardate, spesso più complesse che possono significare un disastro.
Alla fine, fallire nella comprensione del corso naturale degli eventi nei sistemi viventi, e come questi sono influenzati e influenzano i sistemi umani (la loro resilienza e resistenza), può portare al collasso con effetti boomerang potenzialmente minacciosi per gli esseri umani.
Le azioni umane sono spesso orientate alla semplificazione dei sistemi mentre ci sforziamo di concentrare la produzione in quelle parti e in quei processi a cui diamo più valore.
La semplificazione spesso produce conseguenze inaspettate.
La conseguente perdita di complessità e diversità può minacciare i processi fondamentali che danno valore utilitaristico o funzionale agli umani.
La perdita dell’integrità del sistema naturale è il risultato più comune. Qualche divergenza dall’integrità può essere culturalmente accettabile, perfino necessaria.
La cura è necessaria a mantenere la condizione o la salute dei sistemi naturali, per essere sicuri che il loro uso da parte della società umana non alteri la loro capacità di rispondere ai bisogni sia dei sistemi umani che di quelli non-umani nel lungo termine (sostenibilità).
Poiché i sistemi sono così complessi e le azioni umane influenzano numerose dinamiche non-lineari, la precisione delle previsioni umane sulla risposta del sistema è limitata. La sorpresa è inevitabile e l’incertezza è alta, perché siamo relativamente ignoranti riguardo ai sistemi viventi, alle loro parti e ai processi che le generano e le mantengono, e alle loro interazioni.
Gli individui e le società (umane e non-umane) sono inseriti nei processi ciclici della natura, in un “mondo globalmente interconnesso, in cui i fenomeni biologici, psicologici, sociali e ambientali sono tutti interdipendenti. Per descrivere questo mondo in modo appropriato, abbiamo bisogno di una prospettiva ecologica” (Fritjof Capra, The turning point, Simon and Schuster, New York).


estratto da: James R. Karr, What from ecology is relevant to design and planning? Pages 133-172 in B. R. Johnson and K. Hill, editors. Ecology and Design: Frameworks for Learning. Island Press, Washington, DC. 2002

 

 
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